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Divorzio dopo sesso di gruppo? Doppio addebito per i coniugi


ROMA – Il sesso di gruppo non è un buon rimedio per un matrimonio in crisi e può essere un pessimo presupposto per un divorzio. Almeno per lei. La Cassazione ha stabilito infatti che marito e moglie che hanno praticato sesso di gruppo, soprattutto per lungo tempo e senza risultati nella rivitalizzazione del menage, sono da ritenere entrambi responsabili della rottura coniugale. Di conseguenza la pronuncia di addebito della separazione riguarda sia il marito, sia la moglie, che non ha perciò diritto di percepire l’assegno di mantenimento.

Non è servito dunque a una signora di Lodi appellarsi contro la decisione di doppio addebito presa dal tribunale di Milano, al quale lei e il marito si erano rivolti per la separazione. La donna ha argomentato dicendo di non avere colpa del fallimento del matrimonio perché si era sottomessa alle “perverse imposizioni del marito”, ma la Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di Milano, con una sentenza definitiva.

Per la Suprema Corte, quindi, le responsabilità  non sono del singolo ma della coppia, che sperimentando il sesso di gruppo “negli ultimi anni della convivenza, aveva contravvenuto seriamente agli obblighi di reciproco rispetto, serbando un comportamento gravemente lesivo dei mutui doveri e dei canoni etici fondamentali della vita familiare”.

Questa argomentazione avvalora in toto quella già  espressa dal tribunale di Milano che aveva attribuito l’addebito a tutti e due perché “la partecipazione di entrambi i coniugi, per un lungo periodo, ad incontri sessuali di gruppo, fu causa sufficiente della disgregazione del nucleo familiarè’.

Un nucleo familiare che aveva retto per 21 anni ed è crollato, anche (o soprattutto, secondo i giudici) quando i due coniugi hanno voluto dare una ventata di novità  al matrimonio. Non quella giusta, evidentemente

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