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L’ITALIA IN EUROPA (Capitolo 1) – di Angelo G. Abbruzzese

safe_imageCi stiamo risollevando. Il bilancio dopo la tre giorni d’Europa per le nostre squadre è molto positivo. Abbiamo bisogno di grandi prestazioni per tornare a fare paura alle superpotenze che ormai da anni dominano Champions ed Europa League, per prenderci ciò a cui siamo abituati e, magari, per riaggrapparci al Portogallo nel Ranking UEFA, visto che Spagna, Inghilterra e Germania paiono irraggiungibili.

Si parte, di martedì, con l’impegno della Juventus, che gioca in casa contro il Malmö, squadra campione di Svezia che ha eliminato il Salisburgo nei playoff. È l’esordio di Allegri in Champions con la Juve, che scende in campo con il 3-5-2 che ha sconfitto l’Udinese sabato scorso, con Asamoah al posto di Pereyra e Chiellini in luogo di Ogbonna. I bianconeri, come da copione, attaccano con molti uomini per cercare di sbloccare subito la situazione, ma per eccesso di timore e di insicurezza, sono tanti gli errori in fase offensiva. Lichtsteiner è il solito motorino inesauribile a destra: è lì, infatti, che la Juve crea i maggiori pericoli alla difesa svedese. Hareide, prima della gara, aveva detto esplicitamente che i suoi avrebbero giocato prevalentemente dietro, per frenare le scorribande dei fortissimi avversari e per non scoprirsi inutilmente. Difesa e contropiede, come da buon insegnamento italiano. Anche se, a dire il vero, i pericoli che il Malmö crea alla porta di Buffon (tempestivo in uscita su Eriksson) sono davvero pochissimi. Nel primo tempo la squadra di Allegri sfiora la rete con Tevez, Llorente e soprattutto Lichtsteiner, che sbaglia in maniera clamorosa l’assist per il liberissimo Asamoah. Ed è proprio Asamoah la chiave tattica più interessante: dopo aver stanziato per due anni sulla fascia sinistra, torna nel suo ruolo originario dove sfodera tutto il meglio di sé, andando anche parecchie volte alla conclusione da fuori. Per fortuna della Juventus, nella ripresa si scatena Tevez, che si prende la squadra sulle spalle e la conduce alla vittoria. Dribbling, aperture da calcio inglese e tanto altro, per un giocatore che, prima di questa partita, non segnava da 1003 minuti in Champions League (2-2 contro il Porto, nell’aprile 2009). Ma questa era davvero la giornata giusta per sbloccarsi, e diciamo che una mano – e anche più – gliel’ha data Kwadwo Asamoah. Al 59’ Tevez parte palla al piede, chiede lo scambio al compagno che gli restituisce il pallone con il tacco e a quel punto, per l’Apache, è un gioco da ragazzi depositare il pallone in fondo al sacco. È la fine di una maledizione che durava ormai da troppo tempo. Da quel momento in poi è accademia: la Juve, toltasi il peso di sbloccare il risultato, comincia a giocare sul velluto e sfiora ripetutamente il raddoppio. In gol ci va anche Llorente, ma il guardalinee segnala un fuorigioco di Lichtsteiner davvero millimetrico. Nel finale Allegri manda in campo Morata per un Llorente che si è battuto come al solito e che è stato molto sfortunato. Il pubblico dello Stadium già adora il centravanti ex Real Madrid, che trova il modo di scaldare ancora una volta i suoi tifosi con una grande accelerazione a tempo ormai scaduto che porta ad un fallo su di lui e ad un calcio di punizione da posizione favorevolissima. In assenza di Sua Maestà Pirlo, è Tevez ad aggiustarsi per bene il pallone. Marchisio e Caceres vanno in barriera per coprire la visuale al portiere e il gioco è fatto: l’Apache calcia alla grande e il pallone gonfia la rete per la seconda volta. 2-0 Juve, primi tre punti in Champions conquistati e la sensazione, ormai diffusa, che quest’anno i bianconeri potranno fare davvero bene in Champions. La copertina del match, però, se la prende tutta Carlitos Tevez: il suo digiuno, stavolta, è veramente finito.

Se possibile, nel mercoledì europeo la Roma fa ancor meglio della Juventus. L’impegno dei giallorossi di Garcia è di tutto rispetto, visto che all’Olimpico arriva il CSKA Mosca. Totti è alla ricerca di quel gol che lo farebbe entrare nella storia come calciatore più “vecchio” ad andare in gol e Iturbe e Gervinho sono incaricati di facilitargli il compito. In realtà, sono proprio questi ultimi due a spaccare la partita, dimostrando che in Europa è fondamentale avere esterni alti bravi nel dribbling, capaci di saltare l’uomo e pronti a sfornare assist e, perché no, gol decisivi. E Gervinho e Iturbe riescono in tutto ciò. In dieci minuti segnano entrambi, scambiandosi il favore dell’assist. Inizia l’argentino su palla in verticale dell’ivoriano, prosegue l’ex Arsenal raccogliendo un pallone del “Messi Guaranì” e calciandolo in porta quasi con la punta. La partita è completamente in mano alla Roma, anche se un rimpallo a centrocampo manda in porta Doumbia che, però, si fa ipnotizzare da De Sanctis. Ed ecco che si attua quella famosissima regola del calcio (l’unica, però, a non esser scritta nel regolamento): gol sbagliato, gol subito. Trascorrono, infatti, pochissimi secondi e Maicon piega le mani ad un tutt’altro che impeccabile Akinfeev, che continua a fare figuracce dopo quelle del mondiale. I giallorossi si divertono, con un centrocampo sontuoso (Nainggolan ancora una volta strepitoso), una difesa perfetta e un attacco esplosiva. L’unica nota negativa è l’infortunio muscolare di Iturbe, rimpiazzato da Florenzi (esordio nelle coppe europee per lui). Poco male, perché Gervinho continua a divertirsi trovando anche la sua personalissima doppietta con una rasoiata di sinistro dopo una grande finta ad eludere la scivolata di Nababkin. E Slutsky, in panchina, è a dir poco traumatizzato. Si va a riposo con il risultato clamoroso quanto inaspettato di 4-0, ma le cose, nella ripresa, non cambiano. Già, perché Florenzi segna di testa (con la netta complicità di Ignashevich). A questo punto, finalmente, cominciano a giocare anche i russi. Il CSKA prova a farsi pericoloso con la traversa di Musa, mentre per la Roma è Pjanic a sfiorare il sesto gol. A 9’ dalla fine Yanga-Mbiwa pasticcia in area di rigore regalando il gol a Musa, per quello che sarà il 5 a 1 definitivo. Ma ci sono altre due brutte notizie per i capitolini: l’infortunio al ginocchio destro di Astori e il gol fantasma (non assegnato ingiustamente) di Milanov. Ma non c’è nulla in grado di macchiare la fenomenale prestazione della Roma che – non diciamolo troppo forte – sta iniziando a mettere paura all’Europa intera.
In Europa League, invece, sono impegnate ben quattro squadre. Il Torino fa il suo esordio in Belgio, contro il Club Brugge, mentre l’Inter vola a Kiev per sfidare il Dnipro. Entrambe le gare si giocano alle 19. E partiamo proprio con i nerazzurri, che vincono in trasferta contro la squadra più insidiosa del girone e lo fanno dopo una partita non bellissima. Merito di un’organizzazione difensiva sempre più consolidata, capace di rendere vana la mole di gioco creata dagli avversari. È nella ripresa che si sveglia l’Inter: gran palla di Hernanes per Guarin, con il colombiano che spreca da pochi passi. Mazzarri inserisce Osvaldo per Kuzmanovic, ma il Dnipro ha un’occasione con il tiro a rientrare del positivo Konoplyanka. A metà ripresa Rotan viene espulso per doppia ammonizione, ma il secondo giallo è discutibilissimo. E dopo tre giri di lancetta, l’Inter passa: incursione di D’Ambrosio, tunnel ai danni d Mazuch e tiro imparabile per lo 0 a 1. Il Dnipro si scopre, prova a pungere ma la retroguardia nerazzurra non corre grossi pericoli. L’Inter vince in Ucraina e, in virtù del pareggio tra Karabakh e Saint-Étienne, si prende la vetta del girone. Almeno per il momento.
Il Toro, in Belgio, si presenta con Sanchez Mino dietro Quagliarella e Amauri e per una mezz’ora buona i granata funzionano discretamente. Quaglia prova due volte la conclusione, ma entrambe le volte senza fortuna. Ma nel momento migliore della formazione di Ventura, il Club Brugge viene fuori e sfiora il gol, ma Gillet respinge il colpo di testa di Duarte. In seguito, Vazquez e Izquierdo vanno vicini alla rete, ma prima Gillet e poi la mira storta dell’attaccante colombiano sono alleati del Torino.
La ripresa è tutt’altra cosa, perché il Brugge, trascinato dal suo pubblico, alza il baricentro e il Toro non riesce più a ripartire. I secondi 45’ diventano, così, una sofferenza, anche se, tutto sommato, i granata non concedono moltissimo e i belgi si avventurano con conclusioni da distanza siderale. Ventura prova a dare una scossa ai suoi inserendo El Kaddouri per Benassi e Martinez per Quagliarella. Proprio una combinazione tra il primo e Darmian potrebbe innescare Amauri, ma l’italo-brasiliano non trova il pallone. Così è di nuovo il Brugge a farsi vedere e questa volta serve il miglior Gillet per respingere un colpo di testa ravvicinato, e pericolosissimo, di Storm. Il Toro prova a reagire sull’asse Sanchez Mino-Martinez, ma la girata della punta di Ventura è ampiamente a lato. Tocca quindi tenere duro fino al 90’. Il Brugge si butta in avanti a testa bassa, ma gli uomini di Ventura non rischiano più niente e, anzi, arrivano vicini al gol con una conclusione da fuori di El Kaddouri che sfiora il palo al. Il Torino non entusiasma e, soprattutto davanti, c’è ancora molto da lavorare, anche perché in tre partite tra campionato ed Europa League i granata non sono ancora mai andati in gol. Per la corsa alla qualificazione, ancora lontanissima per tutti, un pareggio in trasferta è e resta comunque un risultato comunque prezioso.
Alle 21, invece, impegnate Napoli e Fiorentina, ambedue in casa, contro Sparta Praga e Guingamp. Sia azzurri che viola vogliono riscattare la brutta domenica trascorsa in campionato e, a giudicare dal risultato finale, ci riescono alla grande. Montella lancia dal 1’ Tatarusanu, Basanta e Kurtic, mentre soltanto nella ripresa ci sarà l’esordio di Micah Richards. I viola partono con il freno a mano tirato, preoccupandosi più della fase difensiva. Dopo uno squillo firmato Cuadrado, al 34’ arriva il vantaggio: cross teso di Kurtic per l’imperioso colpo di testa di Vargas, che firma l’1 a 0. Passano quattro minuti e Diallo, già ammonito, abbatte Pizarro e va sotto la doccia.
La partita, naturalmente, diventa un monologo fiorentino; il Guingamp si chiude e trova solo un guizzo, al 64’ con un bel destro dal limite di Beauveau, respinto alla grande da Tatarusanu. Ma la Fiorentina ha in Pizarro un vero trascinatore: prima (61’) spaventa Samassa dalla distanza, poi, al 67’, imbecca Cuadrado sul filo del fuorigioco e il colombiano stavolta non perdona il portiere dei francesi. Il neo entrato Bernardeschi, al 43’, chiude la pratica con un gran destro su assist di Richards. Firenze può sorridere perché, oltre ai 3 punti, sono finalmente arrivati anche i gol.
Il Napoli, al San Paolo, prova subito ad infiammare i suoi tifosi, ma il ritmo è blando e, così, lo Sparta passa in vantaggio alla prima occasione, con la zampata di Husbauer.
Punto nell’orgoglio, il Napoli reagisce con i suoi uomini di maggiore qualità: Higuain imbecca Hamsik, che in area salta Brabec e con un pallonetto colpisce in pieno la traversa; dopodiché si avventa sul pallone Callejon, la cui conclusione è respinta con le mani da Nhamoinesu. L’arbitro indica il dischetto e Higuain trasforma dagli 11 metri senza cambiare angolo rispetto a domenica. Per il Pipita, molto ispirato, secondo gol europeo stagionale dopo quello contro l’Athletic Bilbao. Callejon prova a bissare la rete di Genova, ma è sfortunato al 33’ quando scheggia la traversa di Bicik. Lo Sparta è poca cosa, ma quando riesce a ripartire il Napoli comunque mostra crepe preoccupanti. Nella ripresa il primo brivido lo crea la squadra ceca, con il colpo di testa di Brabec su corner da destra: palla di poco a lato. Il tempo di andare dall’altro lato ed Higuain si porta a spasso l’intera difesa avversaria per poi servire da destra un cioccolatino che Mertens deve solo scartare per realizzare il gol del vantaggio azzurro. Il Napoli si scioglie un po’, Hamsik, però, è lento e non approfitta di una respinta corta del portiere su tiro di Gargano. Annullato a Mertens un gol per fallo di mano: bravo nella circostanza l’arbitro olandese Blom. Lo Sparta è pericoloso solo sui calci piazzati mentre Inler si fa vivo con un destro dei suoi che sfiora il palo. Poi è reattivo Bicik ad opporsi al tiro di Callejon, imbeccato da un positivo Gargano. Lo Sparta è sulle gambe e Mertens ne approfitta per la doppietta personale: il belga salta netto Kaderabek partendo da sinistra, rientra sul suo piede migliore e trafigge il portiere sul suo palo all’80’. Partita in ghiaccio, esordio per l’ultimo arrivato David Lopez e primi tre punti per il Napoli nel girone in cui lo Young Boys ha battuto senza problemi lo Slovan Bratislava 5-0.
Non c’è che dire, la stagione europea delle nostre squadre è iniziata davvero col piede giusto.

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