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Sinodo: su risposati e gay non c’è maggioranza qualificata

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Il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia si divide sull’accoglienza delle coppie omosessuali e sulla controversa questione della comunione ai divorziati risposati. Su questi due punti, pur fortemente emendata con 470 modifiche totali rispetto al documento di metà lavori, la conclusiva “Relatio Synodi”, approvata questa sera dall’aula alla presenza di papa Francesco, non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi. La votazione dei 62 paragrafi, ampiamente riscritti dopo l’introduzione delle modifiche dei Circoli minori, è avvenuta punto per punto e ha ottenuto in gran parte ampie maggioranze.

Questo non è avvenuto, invece, per il punto 52, che distingue le posizioni dei difensori della disciplina così com’è e di chi invece è favorevole all’ammissione ai sacramenti a condizioni ben precise precise, “quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli”, comunque dopo “una cammino penitenziale”, affermando che “va ancora approfondita la questione”: il testo ha ottenuto 104 “placet” nel voto elettronico dei 183 cardinali e vescovi e 74 “non placet” (cinque gli astenuti), quindi con una maggioranza “non qualificata”. Analogamente è successo per il punto 53, in cui si chiede ancora un “approfondimento della tematica”, sul fatto che se i divorziati risposati o conviventi possono ricorrere alla “comunione spirituale” perché allora, come chiedono dei padri sinodali, non possono accedere a quella “sacramentale”: 112 i “placet” e 64 i “non placet”. Altro paragrafo controverso il 55, sull’attenzione pastorale verso gli omosessuali, che riferisce come al Sinodo su questo tema “ci si è interrogati” riferendosi comunque a quanto insegna la Chiesa: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia”.

E che sostiene comunque che “gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza” e che “a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Il punto ha ottenuto 118 “placet” e 62 “non placet”, quindi comunque senza maggioranza dei due terzi. Niente a che vedere, in ogni caso, nella formulazione, con quanto c’era scritto nella discussa “Relatio post disceptationem”, in cui si sottolineava che “le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana” e che elogiava il “mutuo sostegno” come “appoggio prezioso per la vita dei partners” gay. Tutto questo è sparito nella Relatio finale, quindi con una decisa frenata sull’argomento. Sempre il documento finale, inoltre, al punto 56 definisce “del tutto inaccettabile che i pastori della Chiesa subiscano delle pressioni su questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso”. Il Sinodo, comunque, continua a sostenere “la necessità di scelte pastorali coraggiose”, e per quanto riguarda convivenze e unioni di fatto, “tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo”, accogliendole e accompagnandole “con pazienza e delicatezza”.

La Relatio Synodi, dopo un ulteriore consultazione con le diocesi, diventerà la base di discussione per il Sinodo ordinario, convocato da papa Francesco per l’ottobre 2015. E lì, tra un anno, si giocherà la partita decisiva. In quest’assemblea straordinaria, caratterizzata da scontri accesi e forti polemiche, il fronte conservatore è riuscito comunque a tamponare le aperture più che ventilate nella prima settimana di lavori, tanto che uno dei cardinali che si erano più lamentati, come il sudafricano Wilfrid Fox Napier, ora canta vittoria e parla del raggiungimento di “una visione comune”.

Al termine della seduta. in un discorso salutato con cinque minuti di standing ovation da parte dei padri sinodali, papa Francesco ha detto che si sarebbe “molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni”, “se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace”, citando come “tentazioni” quelle dell'”irrigidimento ostile” o del “buonismo distruttivo”, di trasformare “la pietra in pane” o “il pane in pietra”. Il dibattito, ha sottolineato, si è sviluppato con “franchezza” e “coraggio”, “senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita”. Secondo Bergoglio, inoltre, “tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra”: ma “era necessario vivere tutto questo con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si svolge cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti”.

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