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Reddito di cittadinanza, la Campania vuole 500 dipendenti in 46 centri impiego

NAPOLI – Si chiamavano “Punti di accesso al Rei”. Erano luoghi individuati dai Comuni dove fare domanda per il Reddito d’Inclusione. Con questo servizio, spesso collocato all’interno della stessa struttura comunale, non solo era possibile ricevere una consulenza sulla compilazione del modulo ma anche una sorta di orientamento rispetto alle origini del disagio della persona che richiedeva il Rei.

Molto spesso, infatti, non è solo la mancanza di un lavoro la causa di una vita vissuta sotto la soglia di povertà. Nei punti di accesso al Rei, allora, i richiedenti disoccupati venivano indirizzati ai centri per l’impiego ma non succedeva lo stesso per chi soffriva di disagi di tipo sanitario, di problemi come quello della povertà abitativa od educativa, di patologie  come la dipendenza da gioco d’azzardo. Le persone che soffrivano disagi di natura sociale, allora, venivano indirizzate ai servizi sociali e solo coloro che avevano una difficoltà economica legata alla mancanza di lavoro si rivolgevano ai centri per l’impiego.

Questo servizio viene sostanzialmente cancellato con il decreto approvato in Consiglio dei ministri sul Reddito di cittadinanza. “I punti di accesso sono spariti e non abbiamo capito perché”, spiega alla Dire Sonia Palmeri, assessore al Lavoro della Regione Campania. Lunedì Palmeri, insieme agli assessori delle altre Regioni, ha incontrato Luigi Di Maio e tra le richieste che la Campania ha avanzato al governo c’è proprio il ripristino di questi punti di accesso. “Secondo le previsioni attuali – dice Palmeri – non sappiamo se e chi indagherà sulle ragioni che stanno dietro a un disagio sociale o economico, non per forza legato alla mancanza di un lavoro o soltanto al reddito basso”.

Cancellare i punti di accesso significa anche tagliare quel ponte che esisteva tra i Comuni e le Regioni, che hanno la competenza dei Centri per l’Impiego. Anche in questo caso le parole dell’assessore al Lavoro disegnano un quadro in cui regna il caos. “I rapporti tra noi e i Comuni? Non lo so come funzioneranno, non ne ho idea. Credo che anche gli enti locali incontreranno presto Di Maio. Poi bisognerà capire come funzionerà il dialogo tra il nostro ente e i Comuni…”.

La Campania è la Regione d’Italia con il maggior numero di potenziali beneficiari del RdC. “I calcoli li fa l’Inps ma noi abbiamo stimato che circa 390mila nuclei familiari campani posseggono i requisiti per chiedere il Reddito di Cittadinanza”, sostiene Palmeri. Dopo l’accettazione del RdC, i beneficiari dovranno sottoscrivere un patto per il lavoro o un patto per la formazione e, per questo, saranno contatti dai Centri per l’impiego della propria Regione.

Ma questi centri sono già pronti ad affrontare la rivoluzione del Reddito di Cittadinanza? Attualmente in Campania ci sono 46 centri per l’impiego. Solo 4 in ognuna delle province più piccole e meno popolate della Regione, quelle di Avellino e Benevento, dove alcuni Centri devono rispondere alle richieste che arrivano da 60 o più Comuni. Otto centri si trovano in provincia di Caserta, 12 a Salerno e 18 tra Napoli e provincia. In questi centri lavorano 561 addetti “ma molti quest’anno vanno in pensione”, dice Palmeri, secondo cui i centri per l’impiego della Campania necessiterebbero “almeno del doppio dei dipendenti”.

Il governo ha annunciato che ci saranno 4mila nuove assunzioni nei centri per l’impiego e solo la Campania chiede più di 500 nuovi addetti. “Abbiamo chiesto informazioni a Di Maio in merito a queste assunzioni. Bisognava partire prima. Noi, intanto, abbiamo stanziato 16,5 milioni di euro per potenziare i Centri per l’Impiego e lo abbiamo fatto ben prima che venisse approvato il decreto sul RdC”.

Potenziati o meno, i Centri della Campania dovranno trovare un’opportunità di lavoro o almeno di formazione a centinaia di migliaia di persone. La Regione non ha fatto una stima di quanti posti di lavoro saranno necessari per dare un’occupazione a tutti i richiedenti il Reddito di Cittadinanza. I vari centri sono chiamati già oggi a pubblicare le offerte di lavoro su un portale online, nel quale attualmente sono presenti 408 offerte di lavoro in Campania. Proposte di ogni tipo, per qualsiasi qualifica professionale e con qualunque titolo di studio. Ma molte offerte non vengono pubblicate online e restano nelle bacheche, stampati o scritti a penna.

“I centri per l’impiego – sottolinea l’assessore al Lavoro – fanno la loro parte. Dal ’97 sono stati affiancati alle Agenzie per il Lavoro che però si occupano solo di fare matching ed è anche giusto perché le imprese corrono veloci e hanno bisogno di meccanismi snelli. Il problema è che le Agenzie per il Lavoro fanno un’attività che resta di nicchia mentre i Centri per l’impiego sono stati chiamati a svolgere troppe funzioni e, chiaramente, sono ingolfati”.

Il loro lavoro dovrebbe essere affiancato da quello dei ‘navigator’, figure chiave per il rispetto delle cosiddette norme anti-divano inserite nel decreto sul RdC. “Bisogna capire la natura delle sue funzioni. Il loro datore di lavoro – si chiede Palmeri – è pubblico o privato? Chi li assumerà? E, soprattutto, cosa faranno questi navigator? Non abbiamo ancora risposte ma bisogna stare molto attenti a non creare dei piccoli caporali”.

Il ministro Di Maio si è detto disponibile a rispondere alle perplessità delle Regioni, assicurando che convocherà nuovamente i delegati al Lavoro entro i prossimi 60 giorni o comunque prima della conversione in legge del decreto. “Vogliamo contribuire affinché questa misura sia davvero efficace. Non ci metteremo di traverso – assicura Palmeri – e ci auguriamo che il testo venga rimaneggiato e migliorato in un’ottica collaborativa ma anche realistica”.

Agenzia DIRE – «www.dire.it

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