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Fase 2 e la sensazione che nulla sembra essere cambiato

di  Rossella Mennella 

– Mascherine obbligatorie in luoghi affollati, tamponi ma non per tutti e i congiunti ancora da chiarire.


La Fase 2 messa a punto da Vittorio Colao, capo della task Force Fase 2 per il Coronavirus, sembra essere per molti italiani un rifacimento in chiave morbida ma non troppo, della Fase 1. Colao chiamato dal Governo, proprio per stabilire le modalità di ripartenza delle attività produttive e dei trasporti, sembra non aver pensato alle reazioni degli italiani di fronte alla possibile Fase 2.

Dopo 50 giorni di immensi sacrifici fatti da tutti gli italiani, da quelli che lavorano negli ospedali, ai trasportatori, ai commessi dei supermercati, a chi un lavoro l’ha perso, a chi è rimasto a casa per senso del dovere, avrebbero dovuto pensare per un attimo alla nostra reazione. Di fronte al sentirci dire “ potete vedervi con i congiunti”, sebbene inizialmente non si parlava di “affetti stabilì”, che potrete tornare a corre ma con mascherina, rischio alcalosi e svenimenti, evitando gruppi superiori a tre persone in Campania, lo sgomento è stato tanto.

Ripartenza al quanto discutibile, nonostante le terapie intensive non più al collasso e dove se pur dovesse esserci una ripresa del virus in estate, non sarà più un’ impresa impossibile contenere il contagio. Eppure la libertà degli individui è ancora messa a dura a prova, dimenticata in fondo ad un cassetto insieme alla Costituzione, alle mascherine e tamponi ancora da fare alla restante popolazione che non siano medici, infermieri, operatori sanitari e forse qualche lavoratore costretto a tornare al proprio posto di lavoro, sempre se questo non l’ha perso.

È vero che molti italiani hanno approfittato di queste giornate per tornare a correre, c’era da aspettarsela una reazione di questo tipo dopo 50 di Lockdown. Del resto ci sono state date anche delle fasce orarie per poter fare attività sportiva e forse proprio questo ha creato i tanto temuti assembramenti. Ma torniamo al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 aprile, che stabilisce anche la cancellazione dell’ IVA sulle mascherine, con il prezzo fisso a 0,50 centesimi, ma solo per le chirurgiche (in pratica le più sicure le Ffp3 senza filtro avranno sempre un costo superiore oltre ad essere introvabili).

Gli spostamenti in regione saranno consentiti, ma sempre dietro autocertificazione, dal 4 maggio anche per recarsi dai parenti e dai congiunti, che il giorno dopo la diretta di Conte sono diventati anche i tanto discussi “ affetti stabili”, sempre nel rispetto della distanze di sicurezza, con divieto di assembramenti, scordatevi gli abbracci di riconciliazione con amici e affetti non stabili. Spostarsi da un comune all’ altro dovrà avvenire sempre per motivi di lavoro, salute, necessità definite d’urgenza.

Tra regioni ci si potrà spostare solo per lavoro, ragioni di salute e per fare rientro presso il proprio domicilio e residenza. Per chi ha sintomi febbrili con una temperatura corporea di 37,5 gradi, continua l’ obbligo di rimanere a casa, di avvertire il medico curante ed eventuali datori di lavoro. I parchi riapriranno ma saranno vietati assembramenti con numero superiore a tre persone.

Gli sport saranno possibili solo se individuali o per allenamenti con una distanza di due metri (nei luoghi di lavoro le distanze di sicurezza non saranno sempre facili da garantire) . Le cerimonie funebri riprenderanno all’ aperto, ma con un numero massimo di 15 persone. Bar e ristoranti sarà possibile il servizio da asporto. Solo dal 18 maggio via libera a sport di gruppo e dal primo giugno riapriranno parrucchieri, centri estetici e massaggio.

Un piano che prevedeva anche la distribuzione di mascherine e tamponi su tutta la popolazione italiana, ma di cui non si è saputo più nulla. Secondo Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’ emergenza covid, l’ Italia è il primo Paese al mondo per tamponi fatti, garantendoci che verranno distribuite fino a 12 milioni di mascherine al giorno. Sta di fatto che ad oggi sono pochi i comuni ad aver consegnato le mascherine chirurgiche, oltretutto solo un paio per famiglia. Per i tamponi la strada è ancora più incerta e ciò ci fa capire come il distanziamento sociale, anche nei luoghi di lavoro, dove c’è stata una riorganizzazione degli ambienti, oltre all’ obbligo dei D.P.I., rimane ancora l’ unica arma certa, proprio in mancanza di tamponi.

La prossima Fase 2 da convivenza con il virus sembra ancora piena di interrogativi, dove permane l’ idea che restare a casa è sempre il luogo più sicuro, ma che non ha evitato i tanti contagi in famiglia che abbiamo avuto e dove gli affetti stabili sembrano essere meno sicuri di un parente di terzo grado. Senza dimenticare della tanto volubile autocertificazione, che continuerà ad essere indispensabile per i nostri spostamenti.

La sensazione che si sta avendo e che questa Fase 2 sia stata costruita per tranquillizzare gli italiani, ormai saturi e oppressi da questa situazione. Lo Stato dovrebbe concederci ora un atto di fiducia, è vero che i rischi di nuovi focolai sono dietro l’ angolo, ma in questi 50 giorni di fiducia al Governo, gli italiani ne hanno data tanta, molti hanno lasciato il loro lavoro, perdendolo per sempre, ma nonostante questo, certi di ricevere l’ aiuto da parte dello Stato, ci siamo fidati. Siamo stati disposti a non vedere i nostri cari, a non frequentare palestre, negozi pur di evitare assembramenti, ora sembra più che giusto provare a voltare pagina dando quella stessa fiducia agli italiani.

Rossella Mennella


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