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Ernesto Nathan, mazzinianesimo e massoneria

di Pancrazio Caponetto – “Il voto, l’educazione, il lavoro le tre colonne fondamentali della nazione.” E’ una frase di Giuseppe Mazzini che campeggia sul muro della casa della famiglia Nathan-Rosselli ( oggi domus mazziniana a Pisa ), dove il rivoluzionario genovese morì sotto falso nome il 10 marzo 1872.
Si può dire che tutta la vita di Ernesto Nathan sia stata ispirata da queste parole di Giuseppe Mazzini. Ernesto Nathan era nato a Londra il 5 ottobre 1845 da genitori ebrei, Moses Meyer, mercante e agente di cambio e Sara Levi Nathan, figlia di Angelo e Enrichetta Rosselli. Furono i coniugi Rosselli che presentarono alla famiglia Nathan, Giuseppe Mazzini allora esule a Londra .

Tra il patriota genovese e i Nathan iniziò una lunga amicizia e una stretta collaborazione politica. Il padre di Ernesto fu finanziatore del movimento mazziniano, la madre sostenne Mazzini nell’opera di propaganda e diffusione degli ideali democratico- repubblicani. Inoltre, il mazziniano Maurizio Quadrio divenne, nel 1857, istitutore di Ernesto.

Dopo la morte del padre, nel 1859, Ernesto Nathan insieme alla madre si spostò in Italia, dove frequentò l’università prima a Pisa, poi a Milano. Nel 1865 la madre di Ernesto, controllata dalla polizia per il suo impegno politico, fu costretta a riparare in Svizzera nel Canton Ticino a Lugano.

La grande villa luganese della famiglia Nathan divenne luogo di incontro di patrioti di orientamento democratico-repubblicano, come Mazzini e Carlo Cattaneo, uno dei protagonisti delle cinque giornate di Milano del 1848. In quest’ambiente maturò la formazione politica di Ernesto Nathan.Egli è conquistato dalle idee mazziniane, come appare in queste parole, citate da Maria Mantello in un suo articolo sulla rivista Micromega: “La riforma intuita e voluta da Mazzini investe tutta la sostanza della vita individuale, nazionale, umana; …Egli volle bandire una nuova fede, una religione civile che fosse norma di vita ai popoli; e nella nuova credenza, illuminata da coscienza e scienza, fondere il presente con l’avvenire”.

Nel 1871 Nathan si trasferì a Roma, per assumere, su incarico di Mazzini, la direzione amministrativa del giornale La roma del popolo,il settimanale che il patriota genovese considerava lo strumento per riprendere da Roma capitale la lotta per la repubblica. La Roma del popolo ospitò gli ultimi scritti di Mazzini e anche gli interventi dei repubblicani intransigenti che difendevano il mazzinianesimo dalle frequenti polemiche degli internazionalisti anarchici vicini al pensiero di Bakunin.

Questa frattura all’interno del movimento democratico italiano si consumò nel XII congresso delle Società operaie tenutosi a Roma nel novembre 1871, che vide l’abbandono dei lavori degli internazionalisti, i quali sostennero che i principi di Mazzini erano contrari “ai veri interessi della classe operaia e al progresso dell’umanità.” ( Giorgio Candeloro, Storia dell’Italia moderna ). I repubblicani a conclusione del congresso , rilanciarono l’attività delle società operaie con un patto di fratellanza, vararono la pubblicazione di un nuovo giornale, L’emancipazione e si diedero come obiettivi lo sviluppo di cooperative e di banche popolari di credito. Nathan seguì da vicino questo dibattito interno al movimento mazziniano. Lavorò per una sostanziale fusione tra i due giornali, La Roma del popolo e L’emancipazione, e studiò un progetto per la fondazione di una Banca per le società operaie, presentato nel 1874.

Intanto Ernesto e la madre Sara, si adoperano affinchè ” si sparga l’istruzione fra il popolo.” Nel 1872 fondano a Roma la Sala Mazzini, dove si tengono corsi e conferenze sul pensiero mazziniano. Nel 1873 nasce nel quartiere Trastevere, una scuola elementare femminile privata, che più tardi Nathan trasformerà in Istituto professionale. All’impegno nel campo dell’istruzione si aggiunse il lavoro per coltivare la memoria del pensiero di Mazzini e dei suoi scritti. Nathan curò la pubblicazione degli Scritti editi ed inediti di Mazzini, prima in collaborazione ( fino al 1890 ) con Aurelio Saffi, mazziniano e patriota, poi da solo. L’intento di Nathan era quello di ottenere dalla monarchia il riconoscimento della grandezza del pensiero di Mazzini e della sua opera svolta nel Risorgimento italiano. Nel 1903 egli ottenne che i Doveri dell’uomo, il testo del 1860 in cui Mazzini esponeva il suo pensiero politico-sociale, fosse ripubblicato in un’edizione ad uso delle scuole. Il libro inoltre, sarà raccomandato dal Ministero della Pubblica Istruzione come libro di lettura nei corsi elementari superiori e negli istituti di istruzione secondaria. Nel 1904 poi, il Re Vittorio Emanuele III firmò un decreto per la pubblicazione di un’edizione nazionale degli scritti di Mazzini curata da una apposita commissione di cui Nathan farà parte.

Un altro campo d’azione di Ernesto Nathan fu la lotta politica. II suo impegno inizia con l’adesione alle posizioni del repubblicanesimo intransigente ( nel 1876 sostenne l’astensione dal voto politico fino a quando non fosse concesso il suffragio universale e non fosse eletta una assemblea costituente col compito di pronunciarsi sulla forma dello Stato ), per aderire poi,negli anni ’80, al programma dell’estrema sinistra radicale che accettava di operare nel quadro istituzionale della monarchia, battendosi per riforme democratiche e progressiste. Nel 1883, infatti, fu tra i promotori del Fascio della democrazia, nuovo raggruppamento politico, nato nel congresso dei radicali a Bologna, che aveva come obiettivo l’opposizione al trasformismo della Sinistra storica.

L’impegno politico e culturale di Nathan ebbe il suo sbocco naturale nell’adesione alla massoneria ( 1887 ).” L’incontro con la Massoneria – ha scritto Maria Mantello – è per lui la sintesi di quell’educazione alla fratellanza universale, appresa dalla cultura ebraica ed alimentatisi nell’insegnamento mazziniano.”

“La Massoneria – dirà, qualche anno più tardi , Nathan – …vive e fiorisce per essersi di volta in volta tuffata nell’acqua lustrale del progresso, assimilando ogni nuova fase di civiltà, il più delle volte divenendone banditrice… Siamo noi, che in nome di quel principio di fratellanza, abbiamo iniziato, spinto innanzi il movimento per la pace e l’arbitrato… Siamo il germe dei vagheggiati Stati Uniti d’Europa.”

Nathan ricoprirà nella massoneria anche il ruolo di Gran Maestro, dal 1896 al 1903 e dal 1917 al 1919. In questo ruolo egli portò avanti battaglie per la laicizzazione dello Stato (matrimonio civile, divorzio, abolizione dell’insegnamento religioso a scuola) e contribuì ad accentuare l’ispirazione patriottica della massoneria.

Intanto Nathan ottenuta ,nel 1888, la cittadinanza italiana e l’acquisizione dei diritti politici, decise di partecipare attivamente alle competizioni elettorali locali e nazionali . Fu eletto, tra le file dei radicali, consigliere comunale a Roma, nel 1890, e consigliere provinciale a Pesaro, città della madre, nello stesso anno.Egli svolse i suoi incarichi politici impegnandosi per promuovere l’istruzione, la sanità, l’edilizia popolare; per ridurre la giornata lavorativa ad otto ore; per calmierare il prezzo del pane mediante l’istituzione di spacci comunali.

Nel campo della politica nazionale, Nathan si mostrò molto critico verso il Presidente del Consiglio Francesco Crispi al quale rimproverava la svolta autoritaria e repressiva imposta dal governo e , in politica estera, l’espansionismo coloniale e la fedeltà allaTriplice Allenza. Nathan fu inoltre in prima fila nella battaglia contro la corruzione nella vita pubblica in occasione dello scandalo della Banca Romana, che vedeva coinvolto Crispi.

Con l’inizo del nuovo secolo la politica italiana entra in una nuova fase. I governi di Zanardelli e Giolitti segnano una svolta liberale dopo l’autoritarismo crispino. Nel nuovo clima Nathan è il regista di un progetto politico finalizzato alla creazione di un blocco di forze democratiche e progressiste comprendente liberali di sinistra, radicali, repubblicani e socialisti. Quest’alleanza vinse le elezioni amministrative a Roma, nel 1907 ed elesse Ernesto Nathan sindaco della capitale.La sua elezione provocò aspre reazioni nel mondo cattolico. La rivista dei gesuiti Civiltà cattolica, così si espresse: “è il primo sindaco non romano dopo 37 anni, quanti ne sono corsi dal 1870, anzi nemmeno italiano, perchè di origine inglese, nativo di Londra. In ogni caso repubblicano, israelita, massone. La sua presenza a capo del comune romano è misura del livello a cui siamo discesi”.

Nathan fu sindaco di Roma fino al 1913. I principali interventi della giunta Nathan furono: nel settore scolastico ( con l’aumento delle scuole rurali e urbane ), nei servizi pubblici ( con la municipalizzazione dell’azienda elettrica e delle tranvie municipali ); nell’ambito della salute e della casa ( “Nell’agro romano nascono case cantoniere e presidi medici che forniscono assistenza gratuita. Nella città sono istituite pubbliche guardie ostetriche, presidi per l’assistenza sanitaria e la profilassi delle malattie infettive.”- Maria Mantello, Giustiza, libertà, laicità: la lezione di Ernesto Nathan ); nel settore dell’edilizia ( con la costruzione di opere pubbliche; il recupero igienico e scolastico dell’Agro romano; l’approvazione di un nuovo piano regolatore; l’aumento della tassa sulle aree fabbricabili; la costituzione del demanio comunale). In quest’ultimo campo la giunta Nathan dovette scontrarsi con gli interessi di centri di potere locali ( aristocratici grandi proprietari di terreni e immobili, società costruttrici, banche vicine al Vaticano ).

Questa lotta contro i potentati romani indebolì la giunta Nathan, ma la crisi finale iniziò dopo la guerra di Libia quando i socialisti si spostarono su posizioni massimaliste , i liberali seguirono Giolitti nella sua politica di avvicinamento al mondo cattolico, i repubblicani furono agitati da tensioni interne. Conseguentemente il blocco democratico- progressista che aveva sostenuto Natahn si sfaldò, pertanto egli si dimise dalla carica nel 1913. Ripresentatosi alle elezioni amminstrative nel 1914, venne sconfitto da un’alleanza clerico- moderata.

Egli non abbondonò la vita politica,tra il 1914 e il 1919,fu attivo nel fronte degli interventisti, nazionalista e sostenitore dell’annessione all’Italia della Dalmazia, apertamente critico della rivoluzione bolscevica di cui temeva l’espansione in Europa.
Morì a Roma nell’aprile del 1921.


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© Litis.it – 14 Giugno 2020 – Riproduzione riservata

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