ROMA – Il conflitto permanente tra politica e magistratura ora si scarica sulle
prerogative del Csm per la nomina del nuovo procuratore nazionale antimafia e
provoca un vero cortocircuito istituzionale tra il Parlamento e il Consiglio
superiore della magistratura. E anche in questo caso, proprio nel giorno in cui
il Senato delibera di riconsiderare solo i punti toccati dai 4 profili di
incostituzionalità sollevati dal Capo dello Stato sull’ordinamento giudiziario
rinviato alle Camere, si profila un altro conflitto di attribuzioni tra poteri
dello Stato davanti alla Consulta. Ieri, dunque, la Cdl ha proposto di prorogare
di un anno, fino al 31 dicembre 2005, il mandato (già allungato di sei mesi per
decreto, a fine 2004) dell’attuale procuratore nazionale Piero Luigi Vigna. Quel
che pi๠conta, però, è la seconda parte dell’emendamento presentato in
commissione alla Camera dai deputati di An Sergio Cola e Aurelio Gironda Velardi
al disegno di legge di conversione del decreto legge «mille proroghe»: «Il posto
di procuratore nazionale deve essere considerato vacante solo da quella data». E
questo significa, come ammette il presidente della commissione Giustizia del
Senato, Antonino Caruso (An), che «gli sforzi per lasciare Vigna al suo posto
sono finalizzati soprattutto ad evitare che il suo sostituto diventi Caselli».
LA
PROROGA – Per la Cdl, Caselli, l’ex procuratore antimafia a Palermo, attuale
procuratore generale di Torino, non deve occupare la poltrona pi๠importante
della Procura nazionale. E tutto questo viene ufficializzato dalla maggioranza
proprio nelle ore in cui il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura cui
spettano promozioni e nomine delle toghe, dà un parere negativo sul decreto
«mille proroghe»: ribadendo, in sostanza, che deve essere considerato valido il
concorso per la Procura nazionale bandito a dicembre dal Csm quando ancora
mancava un mese alla scadenza naturale del mandato di Vigna.
In
quel concorso ci sono Caselli, Italo Ormanni, Pietro Grasso, Agostino Cordova e
altri magistrati di prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Tra
gli altri,anche Caselli, tra qualche mese non avrà pi๠i requisiti per
partecipare a un nuovo concorso, perché non potrà garantire i 4 anni di
servizio al vertice della Superprocura come richiederà una norma contenuta
nella riforma rinviata da Ciampi alle Camere.
VIGNA BLINDATO – La Cdl ha voluto blindare la proroga di Vigna con quattro mosse
successive. Uno: ha prolungato il mandato di Vigna di 6 mesi inserendo un
apposito comma nell’ordinamento giudiziario ma il tentativo fallisce perché il
capo dello Stato non promulga la legge. Due: a Capodanno, la prima proroga viene
inserita nel decreto legge «mille proroghe», ma anche questo tentativo viene
giudicato insufficiente dagli strateghi della Cdl perché per il 1° agosto non ci
sarebbe il tempo di varare l’ultimo decreto delegato capace di sbarrare
definitivamente la strada a Caselli. Tre: l’emendamento Cola-Gironda che porta
la proroga Vigna a un anno. Quattro: un «paracadute» varato ieri al Senato che,
in sede di revisione dell’ordinamento giudiziario, consentirà alla Cdl di
correre ai ripari nel caso il «milleproroghe» non venisse convertito.
IL CSM – In
questo ginepraio di leggi, ieri il Consiglio superiore della magistratura ha
approvato un documento a larghissima maggioranza, con la sola astensione del
vicepresidente Virginio Rognoni e con il no dei laici della maggioranza: il
decreto legge nasconde possibili profili di incostituzionalità ed è «in
potenziale contrasto» con il «contenuto dell’articolo 105 della Costituzione che
riserva al Csm le deliberazioni in tema di assegnazioni e trasferimenti dei
magistrati». Gli otto anni di legge di Vigna sono scaduti il 15 gennaio, osserva
il relatore della pratica al Csm Luigi Marini: «Con la proroga di un anno, il
governo si avvia dunque a conferire un nuovo incarico al procuratore». Ieri c’è
stata una corsa contro il tempo: mentre Cola (An) accusava il Csm di «furbizie»
e si batteva per far votare subito la proroga di un anno per Vigna (voto
rinviato a oggi) il Consiglio approvava il suo parere. Il conflitto tra poteri è
dunque dietro l’angolo anche perché, confida sempre Caruso, «c’è un progetto per
far rimanere Vigna alla Procura nazionale per altri due anni». Dino Martirano
, Il Corriere della Sera
