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Muore per coronavirus dopo due tamponi negativi: ecco la spiegazione

L’esperto spiega il problema dei falsi negativi: “Nel caso del Tampone COVID-19 sfugge al primo test il 30% dei positivi”


MILANO – Un caso di cronaca spiegato nei termini della probabilita’ di sbagliare diagnosi dopo un tampone per la ricerca del covid. E’ la strada indicata dal dottor Vittorio Iorno, che si occupa di terapia del dolore a Milano presso il centro medico Unisalus.

Iorno parte da un titolo de “Il Mattino” dello scorso 22 aprile (“Negativo al tampone, muore per coronavirus in reparto no-COVID, infettate 12 persone”) e ricorda che “affinche’ un test sia idoneo alla diagnosi, occorre che sia il piu’ possibile sensibile ed il piu’ possibile specifico. Cosi’ da ridurre al minimo sia i falsi positivi che i falsi negativi. Nel caso del Tampone COVID-19 si ha una sensibilita’ del 70% ed una specificita’ del 95%. Cosa si intende per sensibilita’: svela la capacita’ di identificare correttamente chi e’ malato, indica quindi la probabilita’ che chi e’ malato risulti positivo al test, in breve la proporzione dei malati positivi al test. L’ideale sarebbe il 100%, cioe’ tutti i malati testati risultano positivi. Nel caso del Tampone COVID-19 sfugge quindi al primo test il 30%. Di norma in caso di tampone negativo si sottopone il paziente ad un secondo tampone ma anche qui sfuggira’ il 30% e cosi’ di seguito”.

Dunque, continua Iorno, “e’ quindi necessario un secondo requisito: la specificita’. Un buon test deve identificare come positivi solo i pazienti malati, cioe’ e’ necessario che fra i test positivi non siano inclusi anche i sani. Da questa osservazione deriva il concetto di specificita’. Per specificita’ si intende quindi quanti dei sani sottoposti al test risultano negativi. In breve la specificita’ e’ la probabilita’ che un sano risulti al test negativo, ovvero la proporzione dei sani che risultano test negativi.

“A questo punto- prosegue il medico del centro medico Unisalus di Milano- possiamo tornare alla domanda iniziale, come sia stato possibile che un paziente malato non sia stato identificato correttamente nonostante l’esecuzione di 2 tamponi? Prendiamo il numero dei decessi al momento della notizia: pari a 25.000 circa. Se il tasso di mortalita’ e’ del 2%, allora il totale dei malati e’ di 1.250.000. Essendo la percentuale dei falsi negativi pari al 30% su un milione e duecentocinquanta mila i falsi negativi saranno 375.000. Ad un secondo tampone, mantenendo la stessa percentuale, i falsi negativi saranno 112.500 in tutta Italia, dunque un piu’ che buon numero”.

La matematica aiuta a capire quindi i falsi negativi ma si danno altri limiti, spiega ancora Iorno. “La temporalita’ dell’esecuzione del tampone, variabile da 2 a 5 giorni dal contagio, necessari alla replicazione della carica virale la modalita’ di esecuzione del tampone: un prelievo non eseguito in profondita’ nel naso faringe o una contaminazione con saliva o una incapacita’ di prelevare dietro i pilastri tonsillari, di fatto rendono il tampone meno attendibile, aumentando cosi’ la percentuale dei falsi negativi e rendendo cosi’ ragione del caso riportato a monte”.

Il Centro Medico Milano Unisalus si propone nel panorama della sanita’ lombarda, e milanese in particolare, come convinto interprete della necessita’ di una complessiva presa in carico del paziente. Presa in carico che permetta di comprenderne a fondo lo stile di vita, le abitudini alimentari, lo stato psicologico, le condizioni socio-economiche.


La provenienza di questa notizia è certificata dalla fonte Agenzia Dire – www.dire.it

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