Pericoli di un viaggio nel tempo: Joyce Carol Oates riscrive la fantascienza distopica

Quando una delle voci più autorevoli della letteratura contemporanea decide di confrontarsi con il genere fantascientifico, il risultato non può che essere sorprendente e provocatorio. “Pericoli di un viaggio nel tempo” di Joyce Carol Oates, pubblicato da La nave di Teseo nella collana Oceani nel gennaio 2021 con la traduzione di Alberto Pezzotta, rappresenta un’incursione audace della scrittrice americana nel territorio della distopia futuristica, dimostrando ancora una volta la sua straordinaria capacità di reinventarsi e di affrontare temi complessi attraverso generi apparentemente lontani dalla sua produzione più nota.

Il romanzo, che ha suscitato notevole interesse nella critica specializzata, si presenta come un’opera ibrida che utilizza la premessa fantascientifica del viaggio nel tempo per sviluppare una riflessione profonda sui meccanismi del controllo sociale, della memoria collettiva e dell’identità individuale. Come osservato su Linkiesta, l’opera “parte da una premessa fantascientifica, ma si sviluppa come una disturbante indagine sulla coscienza e il senso di abbandono”, confermando la peculiare capacità della Oates di trasformare elementi di genere in strumenti di analisi psicologica e sociale.

Una distopia del passato come punizione

La trama di “Pericoli di un viaggio nel tempo” si sviluppa attorno a una premessa tanto originale quanto inquietante. Adriane S. Strohl vive negli SNAR (Stati del Nord America Rifondati) una confederazione nata dopo i Grandi Attacchi Terroristici e la conseguente Guerra Contro il Terrore. Uno stato retto da un governo onnipresente e opprimente che non consente nessun tipo di dissenso, come riportato nella sinossi ufficiale del libro.

In questo futuro autoritario, la punizione più severa per i dissidenti non consiste nell’imprigionamento fisico, ma in una forma di esilio temporale: la società distopica del futuro manda i ribelli in un campus del 1959. Questa inversione concettuale del viaggio nel tempo – utilizzato non come fuga verso un futuro migliore, ma come relegazione in un passato percepito come arretrato – costituisce il nucleo innovativo dell’opera.

Adriane, la protagonista, è solo una ragazzina quando viene sottoposta a questa forma di punizione temporale, trovandosi catapultata in un’epoca che il governo del futuro considera primitiva e opprimente. Il paradosso che emerge dalla narrazione è quello di un regime totalitario che utilizza il passato come strumento di repressione, trasformando ciò che potrebbe essere nostalgia in una forma di tortura psicologica.

La genialità della Oates risiede nel mostrare come il 1959, percepito dal futuro distopico come un’epoca di limitazioni e oppressioni, possa invece rivelarsi paradossalmente più libero e umano rispetto al mondo totalitario da cui proviene la protagonista. Questa inversione temporale diventa metafora della relatività dei concetti di progresso e libertà.

La forza letteraria di “Pericoli di un viaggio nel tempo” emerge dalla capacità della Oates di utilizzare la cornice fantascientifica per sviluppare un’analisi serrata dei meccanismi del controllo sociale contemporaneo. Come evidenziato dalla critica, il romanzo “ci costringe a molte riflessioni sulla libertà, la dittatura, il valore della democrazia e quello della scienza, i dubbi che teorie apodittiche possono generare, l’importanza del senso critico da sviluppare e coltivare”.

L’opera si inserisce nella tradizione della fantascienza distopica che da Orwell a Philip K. Dick ha utilizzato scenari futuristici per riflettere sui pericoli del presente. Tuttavia, la Oates introduce un elemento di originalità attraverso l’utilizzo del passato come spazio punitivo, ribaltando le convenzioni del genere che tradizionalmente vedono il futuro come orizzonte di speranza o di incubo.

La scelta di ambientare l’esilio temporale nel 1959 non è casuale: quell’anno rappresenta un momento di transizione nella società americana, sospeso tra l’apparente tranquillità dell’era Eisenhower e le turbolenze sociali che sarebbero esplose negli anni Sessanta. È un’epoca che dal punto di vista del futuro distopico appare primitiva per la mancanza di controlli tecnologici, ma che paradossalmente offre spazi di libertà negati dal regime totalitario.

La narrazione esplora con particolare intensità il tema dell’identità e dell’adattamento: Adriane deve non solo sopravvivere in un’epoca diversa, ma anche costruire una nuova versione di se stessa, confrontandosi con codici sociali e morali profondamente diversi da quelli del suo tempo originario.

Il ritratto di una grande narratrice americana

Per comprendere pienamente la portata di “Pericoli di un viaggio nel tempo” è necessario inquadrare l’opera nel contesto della straordinaria carriera di Joyce Carol Oates. Nata a Lockport nel 1938, la scrittrice americana ha vinto il National Book Award ed è stata più volte finalista al premio Pulitzer. Dal 1978 al 2014 ha insegnato Scrittura creativa alla Princeton University, rappresentando una delle figure più influenti della letteratura contemporanea.

La produzione della Oates si caratterizza per una prolificità impressionante e una versatilità che pochi autori contemporanei possono vantare. Ha scritto più di 700 racconti e è stata più volte finalista al Premio Pulitzer per le sue oltre settecento storie tra romanzi, racconti, memoir, opere teatrali, narrativa per ragazzi, saggi e poesie. È unanimemente riconosciuta come una delle voci più importanti della letteratura mondiale contemporanea.

Il riconoscimento della sua statura letteraria è testimoniato dai numerosi premi ricevuti nel corso della carriera. Ha vinto, tra gli altri, il National Book Award, il Pen Faulkner Award, il Prix Femina Étranger e, più recentemente, ha ricevuto il Premio Raymond Chandler alla carriera, istituito dal Noir in festival, confermando la sua capacità di eccellere anche nel genere noir e thriller.

La sua attività accademica presso Princeton University ha influenzato profondamente il panorama letterario americano, formando generazioni di scrittori e contribuendo al dibattito critico contemporaneo. Ogni anno è tra i forti candidati del Nobel, riconoscimento che confermerebbe definitivamente il suo status di classico vivente della letteratura mondiale.

La scelta di confrontarsi con la fantascienza in “Pericoli di un viaggio nel tempo” rappresenta quindi non una sperimentazione occasionale, ma l’ennesima dimostrazione della capacità della Oates di reinventarsi continuamente, esplorando generi diversi senza mai perdere la propria voce narrativa unica.

“Pericoli di un viaggio nel tempo” si inserisce in un momento storico in cui i temi della sorveglianza di massa, del controllo dell’informazione e della manipolazione della memoria collettiva assumono una rilevanza particolare. La pubblicazione del romanzo nel 2021, in piena pandemia e nel momento di massima polarizzazione politica negli Stati Uniti, conferisce all’opera una risonanza profetica.

Il mondo degli SNAR descritto dalla Oates evoca inevitabilmente paralleli con le derive autoritarie contemporanee, dai regimi che utilizzano la tecnologia per il controllo sociale alle democrazie che scivolano verso forme di illiberalismo. La scelta di ambientare la punizione temporale nel 1959 acquista così una valenza metaforica: rappresenta il tentativo dei regimi autoritari di cancellare la memoria storica, di impedire il confronto con epoche diverse che potrebbero rivelare l’arbitrarietà delle loro imposizioni.

L’opera si colloca inoltre nel contesto di una rinnovata attenzione critica verso la fantascienza come strumento di analisi sociale. Dopo decenni in cui il genere è stato considerato letteratura di serie B, autori come Margaret Atwood, Kazuo Ishiguro e ora Joyce Carol Oates dimostrano come la fantascienza possa essere utilizzata per esplorare temi profondi e universali, dall’identità alla memoria, dal potere alla resistenza.

Il romanzo dialoga anche con la tradizione della letteratura americana che ha sempre utilizzato il viaggio come metafora di trasformazione e scoperta. Ma mentre la letteratura classica americana vedeva nel viaggio fisico un’opportunità di crescita e realizzazione, la Oates presenta il viaggio temporale come forma di punizione e alienazione, ribaltando ancora una volta le convenzioni narrative tradizionali.

Uno degli aspetti più affascinanti di “Pericoli di un viaggio nel tempo” è la riflessione sui meccanismi della memoria e della percezione temporale. La protagonista Adriane si trova a vivere simultaneamente in due epoche diverse, mantenendo la memoria del futuro distopico mentre si adatta alla realtà del 1959. Questa condizione di doppia temporalità diventa metafora della condizione umana contemporanea, sospesa tra il peso del passato e l’incertezza del futuro.

La Oates esplora con particolare acuità il tema del tempo come costruzione sociale: ciò che il regime del futuro considera progresso si rivela spesso regresso, mentre il passato apparentemente primitivo mostra elementi di umanità e libertà negati dal futuro tecnologico. Questa inversione temporale solleva interrogativi profondi sulla natura del progresso e sulla direzione della storia umana.

Il romanzo suggerisce che la vera prigione non sia il tempo in cui si vive, ma l’incapacità di immaginare alternative al presente. Adriane, confinata nel 1959, deve imparare non solo a sopravvivere in un’epoca diversa, ma a vedere oltre le apparenze di quella società, scoprendo possibilità di libertà che il suo futuro totalitario aveva negato.

Un’opera necessaria per comprendere il presente

“Pericoli di un viaggio nel tempo” si presenta come un’opera necessaria per comprendere le contraddizioni del nostro tempo. Joyce Carol Oates dimostra ancora una volta la sua capacità di anticipare e interpretare le tensioni sociali contemporanee, utilizzando gli strumenti della fantascienza per costruire una riflessione profonda sui meccanismi del potere e della resistenza.

Il valore dell’opera risiede nella sua capacità di combinare l’intrattenimento della narrativa di genere con la profondità dell’analisi sociale, creando un romanzo che funziona simultaneamente come thriller fantascientifico e come saggio sui pericoli dell’autoritarismo. Come si chiede la critica: “È questo il futuro che ci stiamo preparando? Come sapremo difenderci?”

La risposta della Oates sembra risiedere nella capacità di mantenere viva la memoria del passato, di resistere alla tentazione di considerare il presente come l’unica realtà possibile, di immaginare alternative al futuro che ci viene prospettato. In questo senso, “Pericoli di un viaggio nel tempo” si configura non solo come romanzo distopico, ma come manuale di resistenza intellettuale per i tempi difficili che potrebbero venire.

L’opera conferma Joyce Carol Oates come una delle voci più lucide e necessarie della letteratura contemporanea, capace di utilizzare ogni genere narrativo per illuminare gli angoli bui della condizione umana e per ricordarci che la libertà è sempre una conquista fragile, da difendere giorno dopo giorno.

 

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