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Le riflessioni di Luciano Canfora sui rapporti atlantici nell’era Trump

Un articolo di Luciano Canfora pubblicato su Il Fatto Quotidiano rilancia un dibattito centrale nella politica italiana contemporanea: il rapporto tra sovranità nazionale e alleanze atlantiche nell’era della seconda presidenza Trump. Il filologo e storico barese, figura di riferimento degli studi classici italiani e voce critica del panorama intellettuale nazionale, torna a interrogarsi sui meccanismi di subordinazione che caratterizzerebbero i rapporti tra l’Italia e gli Stati Uniti, utilizzando la sua prospettiva di studioso dell’antichità per decifrare le dinamiche del presente. Le sue parole, pubblicate il 26 giugno 2025, arrivano in un momento particolarmente delicato per la politica estera italiana, mentre il governo Meloni si trova a dover navigare tra le pressioni dell’alleato americano e le esigenze di una politica europea sempre più frammentata.

La lezione dei classici applicata alla politica contemporanea

Canfora parte dalla correzione di una citazione latina utilizzata dalla premier Giorgia Meloni alla Camera: “Si vis pacem, para bellum”, comunemente attribuita a Vegezio ma in realtà formulata dallo stratega romano in modo leggermente diverso. Questa precisazione filologica diventa il pretesto per una riflessione più ampia sui rapporti di forza internazionali e sui meccanismi attraverso cui il potere si perpetua nel tempo.

Il metodo di Canfora, consolidato in decenni di ricerca e insegnamento, consiste nell’applicare gli strumenti dell’analisi storica ai fenomeni politici contemporanei. La sua formazione di filologo classico, maturata sotto la guida di Ettore Lepore e arricchita dall’eredità familiare di antifascismo militante, gli consente di cogliere le continuità strutturali che attraversano i secoli. Nel caso dei rapporti Italia-USA, lo studioso individua meccanismi di subordinazione che affondano le radici nella storia antica e si ripresentano ciclicamente nelle relazioni internazionali.

La prospettiva canforiana non si limita alla critica contingente ma ambisce a svelare le logiche profonde del potere. Come osservava già nel 2020, “la destra antiUe fa il gioco del neofascista Trump”, anticipando dinamiche che oggi sembrano confermarsi con particolare evidenza nel rapporto tra il governo italiano e la nuova amministrazione americana.

I meccanismi della ripetizione storica

Secondo l’analisi di Canfora, la storia non si ripete mai identica a se stessa, ma presenta ricorrenze strutturali che è possibile decifrare attraverso gli strumenti dell’indagine storica. Nel caso specifico dei rapporti atlantici, lo studioso identifica pattern di comportamento che si ripetono a prescindere dai singoli protagonisti politici. La metafora dei “camerieri degli USA” non rappresenta solo una provocazione polemica, ma indica una modalità di relazione internazionale caratterizzata da asimmetria strutturale.

Questa interpretazione si inserisce nel filone di studi che Canfora ha sviluppato nel corso della sua carriera, dedicata all’analisi dei rapporti tra centro e periferia negli imperi antichi e moderni. La sua opera “Intervista sul potere”, curata da Antonio Carioti per Laterza, esplora proprio questi temi, affrontando “guerra e politica, Oriente e Occidente, religione e potere, libertà e giustizia” attraverso una prospettiva che coniuga rigore filologico e impegno civile.

L’approccio metodologico di Canfora si caratterizza per la capacità di leggere il presente attraverso le categorie interpretative elaborate per comprendere il mondo antico. Questa operazione non è mai meramente analogica, ma si basa sull’identificazione di costanti antropologiche e strutturali che attraversano le diverse epoche storiche. Nel caso dei rapporti Italia-USA, lo studioso individua dinamiche di clientelismo internazionale che richiamano i meccanismi di subordinazione caratteristici del mondo romano.

Luciano Canfora occupa una posizione peculiare nel panorama intellettuale italiano. Nato a Bari nel 1942, “fra i maggiori filologi italiani, allievo dello storico dell’antichità Ettore Lepore”, è figlio di intellettuali antifascisti che hanno segnato la vita culturale pugliese nel secondo dopoguerra. Questa formazione familiare e accademica ha plasmato un approccio agli studi che coniuga eccellenza scientifica e impegno politico-culturale.

La carriera di Canfora si è sviluppata attraverso contributi fondamentali agli studi classici, dalla filologia alla storia antica, sempre caratterizzati da una particolare attenzione alle dinamiche del potere e ai meccanismi di costruzione del consenso. I suoi lavori su Tucidide, Aristofane e la tradizione manoscritta degli autori antichi hanno posto le basi per una riflessione più ampia sui rapporti tra cultura e politica, che trova nelle sue analisi della contemporaneità il naturale sbocco.

Il percorso intellettuale di Canfora si caratterizza anche per la capacità di provocare dibattiti e controversie. Le sue definizioni di Giorgia Meloni come “neonazista nell’anima” e “poveretta” hanno scatenato una querela poi ritirata dalla premier, testimoniando la radicalità di posizioni che non ammettono compromessi di fronte a quello che considera il risorgere di tendenze autoritarie nella politica italiana ed europea.

Le riflessioni di Canfora sui rapporti atlantici si inseriscono in una tradizione di pensiero critico che attraversa la cultura italiana del Novecento, da Antonio Gramsci a Lucio Colletti, da Galvano Della Volpe a Sebastiano Timpanaro. Come questi maestri, Canfora utilizza gli strumenti della filologia e della storiografia per decifrare i meccanismi del potere contemporaneo, rifiutando ogni forma di subalternità intellettuale.

La sua analisi del rapporto Italia-USA si basa su una lettura di lungo periodo che individua nelle scelte politiche contingenti l’espressione di tendenze strutturali. Come osserva Il Grand Continent, “l’Italia di Meloni diventa prigioniera del suo status di Stato-cliente ai margini dell’Impero”, confermando intuizioni che Canfora aveva già formulato in chiave storico-comparativa.

Il contributo specifico dello studioso barese al dibattito contemporaneo consiste nella capacità di storicizzare il presente, sottraendolo alla dimensione della pura contingenza politica per inserirlo in una cornice interpretativa di più ampio respiro. Questa operazione non è mai consolatoria ma sempre problematizzante, volta a sollecitare la coscienza critica di fronte ai processi di trasformazione in corso.

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