I limiti del Pacifismo
di Pancrazio Caponetto – In un articolo comparso sul settimanale ” L’Europeo” nell’aprile del 1991, il giornalista Furio Colombo si soffermava sulla terribile realtà del genocidio del popolo curdo perpetrato dall’esercito del regime iracheno di Saddam Hussein. Colombo ricordava il milione di rifugiati, i moltissimi sterminati “senza nome, senza numero “. Quale fu in Italia la reazione dell’universo pacifista di fronte a questa tragedia ? Molte organizzazioni e movimenti convocarono una manifestazione a Roma, “piccola, con poca gente, nonostante l’ampia coalizione di gruppi che si erano uniti per organizzare l’evento “, scriveva Colombo. Pertanto il giornalista si poneva una domanda : perchè in certe condizioni e circostanze l’appello pacifista ha un effetto clamoroso ( evidentemente si riferiva alle imponenti manifestazioni organizzate in occasione della guerra del Golfo ) e perché quasto effetto si spegne quasi del tutto quando certe circostanze vengono meno.
Quali erano queste condizioni, queste circostanze ? ” Ciò che ingrossa la folla, o almeno la folla italiana che si è all’improvviso presentata come “pacifista” – scriveva Colombo – è una motivazione di avversione, il bisogno di un nemico.” Questi nemici – continuava il giornalista – erano rappresentati dagli israeliani e dagli americani.” Togliete dalla scena questi due attori – proseguiva Colombo – e i pacifisti animati dal grande sentimento di porre fine a tutte le guerre e a tutte le violenze, e dunque anche a questo massacro, restano in pochi, restano soli.” Non erano gli americani, non erano gli israeliani a massacrare i curdi, pertanto il movimento pacifista rimaneva quasi totalmente in silenzio di fronte al genocidio. Questa era la chiave per capire anche il mistero di certi comportamenti collettivi. Capire perché ” tragedie come il genocidio dei Khmer rossi ( due milioni di vittime ), dei boat people ( almeno centomila ), del Sudan islamico e fondamentalista ( cinque milioni di vittime ) non hanno suscitato commozione e mobilitazione.”
Sono passati più di trent’anni dalle riflessioni di Colombo, ma la situazione nell’universo pacifista non sembra cambiata di molto.
In un articolo pubblicato dalla rivista “Micromega” nell’ottobre 2025 e significativamente intitolato “Contro Netanyahu sì, contro Putin e Hamas no: una catastrofe etica “, il filosofo Paolo Flores d’Arcais svolgeva riflessioni che richiamavano le argomentazioni di Colombo di trent’anni prima.
Egli celebrava la gigantesca, appassionata, entusiasmante manifestazione romana del 4 ottobre 2025, convocata per denunciare “la strage permanente degli abitanti di Gaza”, voluta dal governo israeliano di Netanyahu.
Ma subito si poneva una domanda : ” quanti di questo mare di cittadini, giustamente indignati contro il mostruoso massacro organizzato da Netanyahu, scenderebbero in piazza per denunciare e combattere un altro massacro, altrettanto mostruoso, per numeri perfino più grande: quello dell’esercito di Putin contro i cittadini della democrazia ucraina?
(Quasi) nessuno.”
L’indifferenza verso la tragedia dell’Ucraina si accompagna, nel pacifismo italiano contemporaneo, con l’oblio dei massacri del 7 ottobre 2023, perpetrati dall’organizzazione terroristica palestinese Hamas contro militari e civili israeliani.
Flores definiva questa condizione “assurdità logica”, “catastrofe etica “. Quali ne sono le cause ? L’Ucraina – scriveva Flores – è percepita come Occidente ” e l’Occidente è il colonialismo e dunque l’Occidente è il Male. E Putin è magari compreso come nuovo imperialismo, ma al massimo quello in Ucraina sarà un conflitto fra il Male di Putin e il Male dell’Occidente. Occidente è Israele, e i gazawi trucidati sono la critica in atto dell’Occidente.”
Dunque per il pacifismo contemporaneo il nemico è ancora e sempre l’Occidente, l’America, Israele come già trent’anni fa denunciava Colombo. E’ triste notare come, dopo tanti anni, un movimento che aspira a conquistare la fine di tutte le guerre non abbia elaborato una posizione critica sul tema.
Vengono in mente le parole del leader radicale Marco Pannella : ” I cosiddetti pacifisti esisitono solo nei paesi democratici, si schierano contro le proprie democrazie e contro di loro manifestano, ma non esistono e non manifestano contro le dittaure che sempre cominciano le guerre”.
Anche questa è un’ assurdità logica, per riprendere le parole di Flores. Solo se sapranno superarla i pacifisti approderanno a quella maturità poltica che in trent’anni non hanno saputo costruire.



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