Attualità

Cassazione Civile. Task force contro i ricorsi infondati

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Chiamatela super
Commissione o semplicemente task force. Il nome poco importa. Conta la sua
ambiziosa missione: alleggerire l’eccessivo carico civile della Corte di
cassazione. Fervono i preparativi per la nascita della nuova struttura fai da
te, alla quale sarà chiesto di filtrare le inammissibilità prima che diventino
faldoni sulla scrivania dei già oberati consiglieri di legittimità. La
settimana prossima dovrebbe essere firmato il provvedimento che la istituisce, e
già è stato individuato il presidente di sezione che ne avrà la direzione.
Resta solo da reclutare il personale amministrativo che ne dovrà garantire l’operatività.
L’esempio da imitare è quello della settima sezione penale, istituita nel 2001
che in poco più di tre anni ha deciso oltre 64.000 ricorsi inammissibili.Ora
tocca alle sezioni civili provare a fare altrettanta pulizia all’interno della
marea di ricorsi pendenti ( al 1 ? luglio 2004 erano 93.533).

L’iniziativa. L’idea è quella
di giocare d’anticipo sulle inammissibilità, creando un organismo ad hoc. Non
si tratta di una nuova sezione, ma di una struttura interna che ospiterà alcuni
consiglieri del massimario e cinque magistrati di ogni sezione ai quali sarà
chiesto di valutare, ognuno in relazione alla propria materia di competenza, la
necessità o meno di una udienza. Il meccanismo attuale, in effetti, risulta
abbastanza farraginoso. Ad oggi, i ricorsi vengono depositati e accantonati in
attesa che trascorrano i termini per la presentazione di controricorsi o
questioni incidentali. Quando il fascicolo è completo passa all’Ufficio del
massimario e un magistrato provvede a classificarlo ( parti, materia ecc). A
questo punto, il ricorso va alla sua sezione di competenza dove un altro
consigliere ne verifica l’ammissibilità. In tutto questo ” giro di carte” si
perdono interi anni prima che una causa approdata a piazza Cavour venga fissata
e decisa.
La creazione di una struttura unificata non solo dovrebbe garantire
un’accelerazione della vecchia procedura, ma anche una preventiva valutazione di
fattibilità.Il 20% dei ricorsi civili puo’ essere definito in camera di
consiglio e almeno su quella quota parte del contenzioso si puo’ intervenire in
tempo, risolvendo da subito la questione, all’interno della Commissione di
valutazione.

Le difficoltà. A suo tempo
l’esigenza era stata avvertita anche all’ex primo presidente Andrea Vela. Segno
che, da sempre, la Cassazione prova a trovare al suo interno la soluzione al
problema della massiccia mole civile. Anche il vertice della Cassazione andato
in pensione tre anni fa, infatti, aveva intenzione di trovare un modo per
passare al setaccio le questioni prima di farle arrivare ai decisori. Il suo
progetto prevedeva delle sotto commissioni all’interno di ogni sezione che
facessero da spartiacque per inammissibilità e infondatezze, ma non trovo’ il
placet del Consiglio superiore della magistratura e si risolse in un nulla di
fatto. Il nuovo tentativo è andato sicuramente oltre, visto che il presidente
Marvulli ha già messo su la nuova squadra di magistrati. Più complicato si sta
rivelando il fronte amministrativo, poichè la nuova " creatura" potrebbe aver
bisogno di almeno una quarantina di impiegati. Più o meno quanti sono adesso i
dipendenti in organico all’attivissima settima sezione penale ( ma all’inizio
erano solo sette più un funzionario).

L’esempio positivo. Certo non
sarà facile per l’allievo superare il maestro. Ma sarà già tanto eguagliarlo.
La nuova Commissione filtro parte con gli occhi rivolti alla " settima penale",
sperando di ottenere gli stessi apprezzabili risultati. Tra le due, pero’, c’è
una differenza. Quello civile è un organismo trasversale, nato dallo spirito di
iniziativa della stessa Corte. La struttura penale è, invece, il frutto di un
preciso intervento legislativo, il " pacchetto sicurezza" ( legge n. 128/ 2001),
e l’attività di setaccio è trasparente grazie ai provvedimenti depositati
nella sua cancelleria. Sarà interessante capire come opererà, in concreto, il
nuovo organismo civile che questa veste di sezione non ha. Beatrice Dali, Il
Sole 24 Ore                         

 

Correzioni / Le proposte


Accesso al giudizio di
legittimità riservato ai « quesiti » di diritto

 

Non è certo un’esigenza recente
quella di selezionare l’accesso alla Cassazione. Oggi, pero’, come ha
riconosciuto nella relazione inaugurale dell’anno giudiziario il Procuratore
generale della Suprema corte, Francesco Favara, i problemi si sono « enormemente
aggravati » , al punto che « la Corte rischia di diventare il collo di bottiglia
della giustizia civile italiana».

Per alzare qualche argine contro
questa " esondazione" di questioni di legittimità che dalle corti di merito
finiscono in Cassazione, Favara, suggerisce, per esempio, di « imporre
all’avvocato che propone il ricorso di formulare un preciso quesito di diritto »
, cosi’ da consentire una risposta tecnica essenziale. Una soluzione, in qualche
modo, condivisa dal Governo, che l’ha inserita nel disegno di legge delega per
la riforma del Codice di procedura civile ( presentato il 19 dicembre 2003 e
ancora fermo alla Camera). L’articolo 31 della delega impone, infatti, che « il
motivo di ricorso si chiuda, a pena di inammissibilità dello stesso, con la
chiara enunciazione di un quesito di diritto» .
Ma nella delega elaborata dalla commissione Vaccarella si punta a costruire un
filtro ancora più a monte, stabilendo ( articolo 30) l’appellabilità di tutte
le sentenze, fatta eccezione di quelle decise secondo equità. Sono al momento
inappellabili, per esempio, le sentenze che decidono controversie di valore non
superiore a 25,82 euro. La motivazione di questa scelta è pero’ tutta da
decifrare: visto che le statistiche giudiziarie ” si legge nella relazione che
accompagna il testo ” mostrano che solo una parte delle sentenze di appello è
oggetto di ricorso per Cassazione, « introdurre l’appello avverso tutte le
sentenze significa ridurre sensibilmente la necessità di ricorrere per
Cassazione al fine di far valere le proprie ragioni».

In altre parole, allargare le
maglie dell’appello per serrare quelle del grado di legittimità ( e, in quest’ottica,
la lettera f dell’articolo 30 ammette in appello nuovi documenti e nuove prove,
salvo il limite delle nuove domande, con un ritorno alla disciplina antecedente
alla riforma del 1990). Infine, nella delega, tanto per l’appello che per il
ricorso in Cassazione, si concede la facoltà di impugnare immediatamente solo
le sentenze che decidono una o alcune delle domande proposte, negandola per le
pronunce relative a questioni interne al processo.

Altrimenti, per risolvere il
problema dei ricorsi infondati, ci si potrebbe rifare alle semplici proposte
avanzate nel 1952 dagli allora presidenti della Cassazione: prevedere un esame
preventivo dei ricorsi da parte della Procura generale e fissare una cauzione
elevata quando si perde.


Marco Bellinazzo, Il Sole 24 Ore

 

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