Privacy

Diritti digitali e privacy sotto la lente dei Garanti Ue

E’ indubbiamente legittimo garantire la
tutela del diritto d’autore sia a priori, ossia prevenendo possibili
violazioni, sia a posteriori, ossia intervenendo per punire i colpevoli.
Tuttavia, anche le forme preventive di tutela, come il cosiddetto DRM (“digital rights management”), non
deve tradursi in una raccolta indiscriminata di dati personali: piuttosto,
bisogna cercare di sviluppare strumenti tecnici e adottare comportamenti che
riducano al massimo l’utilizzazione di informazioni personali.

Questi i punti qualificanti del documento
di lavoro approvato in materia di proprietà intellettuale e diritto d’autore
il 18 gennaio scorso, a Bruxelles, dal Gruppo che riunisce le autorità europee
per la protezione dei dati (http://www.europa.eu.int/…pdf). Sul documento è stata
aperta una consultazione pubblica per sollecitare contributi da tutte le parti
in causa, il cui termine è fissato al 31 marzo 2005 (http://www.europa.eu.int/…
).

Il documento intende richiamare
l’attenzione dei soggetti che, a vari livelli, sono coinvolti nella gestione
del copyright (titolari, produttori, fornitori di servizi, utenti) sulle
tematiche connesse alla protezione dei dati personali. Va ricordato che la
direttiva che ha recentemente disciplinato il rispetto dei diritti di proprietà
intellettuale (2004/28) fa salve le norme in materia di protezione dati fissate
nella direttiva 95/46, dalla quale discendono (fra l’altro) le disposizioni
fissate nel Codice italiano della protezione dei dati.

Al riguardo, vi sono due ordini di
problemi fondamentali:

A) quelli posti dal DRM, ossia dalle
tecnologie e dai meccanismi utilizzati per prevenire possibili violazioni della
proprietà intellettuale/del copyright. Puo’ trattarsi dell’impiego di
tecnologie che chiedono all’utente di identificarsi per poter accedere a
determinati contenuti, e che magari associano al brano musicale scaricato da
Internet un identificatore univoco che associa inscindibilmente l’utente a
quello specifico brano. Oppure puo’ trattarsi dell’impiego di tecniche di
tracciamento, in particolare finalizzate a individuare gli utenti che scaricano
documenti o altro materiale protetto da copyright senza averne il diritto; per
farlo i legittimi titolari (che sono in genere soggetti privati) ricorrono
solitamente all’indirizzo IP dell’utente, in alcuni casi imponendo ai fornitori
di servizi Internet (ISP) di comunicare anche i dati in loro possesso, ovvero
combinando (o tentando di combinare) tali informazioni con quelle contenute nei
registri “WHOIS” (i registri contenenti informazioni su chiunque registri un
nome di dominio su Internet, costituiti in via primaria per garantire la
reperibilità di un contatto “tecnico” in caso di problemi). In tutti questi
casi, i Garanti ricordano la necessità di rispettare alcuni principi fondamentali in materia di
protezione dei dati:

  • il principio di
    necessità
    , per cui non si devono trattare dati personali
    ulteriori rispetto a quelli assolutamente necessari per gli scopi che ci
    si prefigge di raggiungere. Discende da tale principio la possibilità di mantenere l’anonimato
    nelle operazioni che avvengono su Internet: nessuno deve essere obbligato
    a rivelare necessariamente la propria identità se l’operazione da
    svolgere puo’ essere condotta senza utilizzare dati personali. Ricordiamo,
    fra l’altro, che l’impiego di identificatori
    univoci
    deve essere disciplinato da specifiche norme
    nazionali in base alla direttiva 95/46. Qui entrano in gioco, inoltre, le
    cosiddette PET (Privacy Enhancing
    Technologies
    ): i Garanti sottolineano l’esigenza di sviluppare ausili tecnologici
    che consentano di ridurre l’ambito dei dati personali utilizzati in
    rapporto alle singole operazioni (alcune piattaforme, come P3P, sono allo
    studio da vari anni).
  • L’obbligo di fornire agli interessati un’informativa adeguata e preventiva,
    ribadito anche dall’International Working Group on Telecommunications (http://www.datenschutz-berlin.de/…) e più volte
    ricordato dai Garanti europei (v. Raccomandazione 2/2001, http://www.europa.eu.int/…pdf).
  • Il principio di finalità : i dati personali raccolti perchè necessari ai fini della
    prestazione di un determinato servizio (p. es. lo scaricamento di un file
    musicale da Internet) non devono essere utilizzati per altri scopi, anche
    alla luce del rischio che l’interconnessione di più categorie di
    informazioni porti ad una profilazione dettagliata dei singoli utenti con
    grave lesione del diritto fondamentale alla tutela della vita privata.
  • Conservazione dei dati personali per un periodo limitato, e comunque non superiore a quanto necessario per le finalità
    perseguite attraverso la loro raccolta. Non è dunque possibile conservare
    indiscriminatamente tutti i dati relativi agli utenti di un determinato
    servizio nell’eventualità che alcuno di essi commetta in futuro
    violazioni delle norme sul diritto d’autore.

B) Vi sono poi i problemi sollevati dalle
attività di indagine ex post
finalizzate a individuare soggetti sospettati di avere violato la normativa sul
diritto d’autore. Fatta salva la legittima raccolta di dati personali da parte
di chiunque agisca in giudizio per far valere un diritto, vi sono comunque
alcuni principi di protezione dati che devono essere rispettati:

  • principio di finalità : come già
    sottolineato, non è consentito utilizzare per finalità diverse dati
    raccolti per un determinato scopo. Dunque, i dati contenuti nel registro WHOIS non devono essere utilizzati
    per finalità incompatibili
    con quelle per cui sono stati
    raccolti (v. anche il parere pubblicato dai Garanti europei nel 2003, http://www.europa.eu.int/…pdf), nè gli ISP sono tenuti a fornire a soggetti
    privati, titolari di diritti d’autore, le informazioni in loro possesso
    ,
    visto che tali informazioni sono state raccolte per la fornitura dei
    servizi di TLC. Diverso è il caso in cui la richiesta provenga da autorità
    giudiziarie o di polizia, sulla base di specifiche disposizioni di legge.
  • Periodo di conservazione
    dei dati
    : la conservazione sistematica ed a priori di
    tutti i dati di traffico è contraria sia ai principi della direttiva
    95/46 sulla protezione dei dati personali, sia a quelli della direttiva
    2000/31 sul commercio elettronico. In assenza di una specifica
    disposizione delle autorità giudiziarie o di polizia, gli ISP non sono tenuti a conservare, a tempo
    indeterminato, tutti i dati di traffico relativi a informazioni tutelate
    dal diritto d’autore
    ; cio’ puo’ avvenire solo in
    riferimento a periodi limitati e sulla base di norme di legge specifiche.
  • Dati giudiziari: il trattamento
    di questi dati (relativi a reati, condanne pregresse, misure di sicurezza)
    è consentito soltanto nel rispetto di rigide disposizioni adottate dai
    singoli Stati membri, che devono prevedere anche adeguate garanzie per gli
    interessati.

 

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