Attualità

Cassazione: “No a eutanasia Eluana”. La ragazza di Lecco continuerà a vivere

Eluana
Englaro, la giovane di Lecco che dal 1992 è in stato neurovegetativo
irreversibile, continuerà a vivere: lo ha deciso la Cassazione che ha
dichiarato inammissibile il ricorso del padre della ragazza, Beppino Englaro,
che chiedeva invece il distacco del sondino nasogastrico che tiene in vita
la figlia.

Il padre
della ragazza aveva chiesto ai giudici della Suprema corte di autorizzare la
sospensione dell’alimentazione forzata alla figlia, esattamente come accaduto in
America per Terri Schiavo, ma già il procuratore generale, Antonio Martone,
aveva chiesto la
non ammissibilità del ricorso
.
In primo luogo per un problema riguardante la mancanza di una notifica alla
Procura della Corte di Appello di Milano che, nel 2003, aveva già bocciato la
richiesta del padre di Eluana. Inoltre, per il pg il decreto della Corte di
Appello è un atto di "volontaria giurisdizione" non impugnabile in Cassazione
ma solo davanti ai giudici di merito.

Secondo la
Cassazione, il papà di Eluana, che svolge funzioni di tutore della propria
figlia, non ha formalmente e giuridicamente i requisiti necessari per chiedere
il distacco del sondino che alimenta la figlia.
Dovrebbe,
invece, essere nominato un "curatore speciale"
di Eluana per
portare avanti, nell’interesse della giovane, la richiesta di porre fine
all’alimentazione artificiale. "lo stabilire se sussista l’interesse (al
provvedimento autorizzatorio), prima che l’attuabilità dello stesso
giuridicamente, presuppone il ricorso a valutazioni della vita e della morte,
che trovano il loro fondamento in concezioni di naturale etica o religiosa, e
comunque (anche) extragiuridiche, quindi squisitamente soggettive: con la
conseguenza che giammai il tutore potrebbe esprimere una valutazione che, in
difetto di specifiche risultanze, nella specie neppure analiticamente
prospettate, possa affermarsi coincidente con la valutazione dell’ interdetta"
scrive la Cassazione.

In parole
povere la Suprema Corte ha ritenuto che il padre della ragazza non puo’ in
quanto semplice tutore e non "curatore speciale" dell’interesse di sua figlia
Eluana, chiedere la sospensione delle cure che tengono in vita la giovane.
Insomma la Cassazione ritiene che un

padre nominato tutore di una figlia interdetta
non è la persona
adatta, in quanto coinvolta, a chiedere la
cessazione delle cure che tengono in vita la propria figlia. Per questo serve
nominare "un curatore speciale" che possa rappresentare meglio "l’interesse" di
chi si trova in una situazione cosi’ tragica come quella di Eluana

 

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