Giustizia, Giulia Bongiorno racconta ‘Nient’altro che la verità’
Roma, 5 dic. – Una
platea delle grandi occasioni per Giulia e Giulio, protagonisti del processo
storico per eccellenza, quello ad Andreotti. Lei, Giulia Bongiorno, è
l’avvocato star del momento a Palazzo Wedekind dove ha presentato il libro-diario
dei dibattimenti conclusisi con l’assoluzione di lui, il Giulio sette volte
presidente del Consiglio e senatore a vita. C’è anche lui a onorare
l’avvocatessa che lo ha condotto all’assoluzione, insieme a Francesco Cossiga,
Cesare Romiti, Enrico Letta con Pippo Baudo moderatore.
”In 1 milione 300 mila pagine di processo – dice Giulia Bongiorno – non
possono emergere le sensazioni e le emozioni. In 300 pagine ho cercato di farle
venire fuori” afferma le penalista presentando il suo ‘Nient’altro che la verità’,
pubblicato da Rizzoli. In ultima fila, lontano dai riflettori malgrado i
tentativi dell’allieva di portarlo al tavolo dei relatori, il professor Franco
Coppi, stratega della difesa del senatore a vita. Ma il mattatore risulta, come
prevedibile, il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, che
spesso deve trattenere le punte più polemiche della sua foga oratoria, proprio
su pressioni ‘censoriè dell’avv. Bongiorno.
Cossiga non si trattiene pero’ dal prendere il processo Andreotti ad esempio
della ”tragedia della giustizia italianà’. ”Se fosse stata una congiura
sarebbe bastato comprare i congiurati – dice Cossiga – mentre questo processo è
stato il frutto di una cultura nobilissima proveniente dalla rivoluzione
francese divenuta una vera e propria concezione leninista e
cattolico-integralista della politica come giustizià’.
Quando viene il suo turno Andreotti si schernisce: ”Non è facile parlare in
queste circostanze, perchè assistere alla propria commemorazione desta
commozione. Ma sono lieto di essere vivo”. L’ex presidente del Consiglio, pero’,
con misura e precisione ripercorre le tappe salienti del suo calvario
giudiziario e ringrazia in diretta il presidente emerito Francesco Cossiga che
lo nomino’ senatore a vita: ”Se non avessi avuto la copertura del Senato sarei
finito anch’io a Regina Coeli”. A questo punto Cossiga lo interrompe per
precisare: ”Attenzione, non lo ha certo chiesto lui. Anzi mi è costato molto
convincerlo”.
Andreotti si dice soddisfatto per avere avuto degli avvocati capaci ma
sottolinea l’importanza avuta dai propri archivio e diario che ha messo a
disposizione dei suoi difensori. ”Sono stati dei grandissimi avvocati –
afferma Andreotti – che sono riusciti a mettere a nudo questo macabro teatrino
messo in scena nei miei confronti”. Ma l’ultima parola se la tiene ancora
Francesco Cossiga, che rimprovera ad Andreotti e all’ex presidente dell’Iri
Fanco Nobili un’omissione: ”Non hanno fatto l’unica cosa che si doveva fare:
non hanno pianto”. In compenso, proprio il presidente emerito della Repubblica
si è lasciato vedere visibilmente commosso durante i diversi passaggi del suo
elogio per quello che è stato non solo presidente del Consiglio ma anche
presidente della ‘suà Federazione degli universitari cattolici.
I circa 200 intervenuti alla presentazione del libro hanno assistito assorti
agli interventi di quelli che sono stati i protagonisti della storia recente
salutandoli più volte con diversi applausi. Fra i presenti, oltre al direttore
de ‘Il Tempo’ Franco
Bechis che ha aperto i lavori, l’editore Domenico Bonifaci, il direttore ed
editore dell’Adnkronos Giuseppe Marra, il giurista Paolo Savona, Umberto
Vattani, Claudio Vitalone, Maria Angiolillo, vedova del fondatore del
quotidiano, Sandra Carraro, Marta Marzotto