Baudolino di Umberto Eco: un viaggio picaresco tra storia, mito e invenzione

La trama: un narratore inaffidabile nel Medioevo
Il romanzo si apre nel 1204, durante il sacco di Costantinopoli da parte dei crociati. Baudolino, un anziano contadino piemontese originario di Alessandria, narra la sua vita straordinaria a Niceta Coniate, uno storico bizantino in fuga. Nato nel 1140 circa, Baudolino cresce in un villaggio tra le nebbie del Nord Italia, dove dimostra fin da piccolo un talento naturale per la menzogna e l’invenzione. Questo dono – o maledizione – lo porta a incrociare la vita di Federico Barbarossa, l’imperatore del Sacro Romano Impero, che lo adotta come figlio e lo porta con sé a corte.
Da qui inizia un’avventura che attraversa l’Europa medievale e si spinge fino ai confini del mondo conosciuto. Baudolino, con la sua immaginazione sfrenata, non si limita a vivere la storia: la crea. È lui a inventare il mito del Prete Giovanni, un leggendario sovrano cristiano che regnerebbe in un regno utopico in Oriente, una storia che spinge Federico e i suoi uomini a intraprendere un viaggio alla ricerca di questo paradiso perduto. Lungo il cammino, Baudolino e i suoi compagni – un gruppo eterogeneo che include poeti, studiosi e avventurieri – incontrano creature fantastiche come unicorni, sciapodi e blemmi, in un catalogo di meraviglie che richiama i bestiari medievali.
Ma il viaggio è anche un’occasione per riflettere sulla natura della storia e della verità. Baudolino, narratore inaffidabile per eccellenza, mescola realtà e finzione, lasciando Niceta – e il lettore – a chiedersi cosa sia realmente accaduto. La narrazione si dipana tra eventi storici, come la fondazione di Alessandria e la Terza Crociata, e invenzioni fantastiche, come la creazione della reliquia del Santo Graal, che Baudolino stesso fabbrica usando una coppa di legno appartenuta a suo padre. Il romanzo si chiude con un tono malinconico: dopo aver vissuto una vita di avventure e bugie, Baudolino si ritira in un monastero, dove continua a interrogarsi sul senso delle sue invenzioni.
Analisi critica: un’enciclopedia del Medioevo e della menzogna
Baudolino è stato descritto dalla critica letteraria come un romanzo picaresco che unisce l’erudizione storica alla libertà della favola. Secondo un articolo di Rivista di Studi Italiani (2001), Eco utilizza il Medioevo non come sfondo, ma come protagonista, immergendo il lettore in un’epoca di superstizioni, crociate e miti. Il romanzo è un’enciclopedia della cultura medievale: vi si trovano riferimenti a testi come il Physiologus, discussioni teologiche sulle eresie, e persino riflessioni sulla cosmografia dell’epoca, come le mappe che collocano il Paradiso Terrestre in Oriente. Tuttavia, Eco non si limita a ricostruire la storia: la decostruisce, mostrando come i miti – come quello del Prete Giovanni – nascano spesso da un intreccio di desideri, paure e narrazioni collettive.
Un aspetto centrale del romanzo, evidenziato da un’analisi su Italian Studies (2002), è il tema della menzogna e della narrazione. Baudolino è un trickster, un narratore che manipola la realtà per dare senso al caos. La sua abilità nel mentire non è solo un tratto caratteriale, ma una metafora del fare letterario: come Baudolino inventa storie per plasmare il mondo, così Eco costruisce un romanzo che sfida il lettore a distinguere tra verità e finzione. Questo gioco metaletterario, secondo The Guardian (2001), è uno dei punti di forza dell’opera, anche se può risultare ostico per chi cerca una trama lineare. La narrazione, infatti, è volutamente caotica, con digressioni e anacronismi che riflettono il modo in cui Baudolino stesso ricorda – o reinventa – il suo passato.
Il romanzo è anche una riflessione sul potere della parola. In un saggio pubblicato su Lettere Italiane (2003), si nota come Eco utilizzi il personaggio di Baudolino per esplorare il ruolo del linguaggio nella costruzione della realtà: le invenzioni di Baudolino non sono solo bugie, ma atti creativi che danno forma al mondo. Questo tema si intreccia con una critica al colonialismo culturale dell’Europa medievale: il mito del Prete Giovanni, che Baudolino crea per soddisfare le aspettative di Federico, diventa un simbolo della tendenza occidentale a immaginare l’Oriente come un luogo di meraviglie e utopie, ignorandone la complessità reale.
Un Medioevo che parla al presente
Baudolino uscì in un momento in cui Umberto Eco era già un autore di fama mondiale, grazie al successo de Il nome della rosa (1980). Se il primo romanzo aveva conquistato il pubblico con un intreccio avvincente e un’ambientazione monastica, Baudolino si presenta come un’opera più sperimentale, meno accessibile ma altrettanto ricca. Pubblicato all’alba del nuovo millennio, il libro riflette le ansie di un’epoca di transizione: il Medioevo di Eco, con le sue crociate e i suoi miti, diventa una metafora per interrogarsi sulla costruzione della storia e sull’uso della narrazione come strumento di potere, un tema che nel 2025, in un mondo di fake news e narrazioni manipolative, appare più attuale che mai.
Eco, nato ad Alessandria nel 1932 e scomparso nel 2016, era non solo uno scrittore, ma anche un semiologo, filosofo e accademico. La sua passione per il Medioevo, evidente in tutta la sua opera, si combina in Baudolino con un’ironia che richiama la tradizione picaresca, da Lazarillo de Tormes a Don Chisciotte. Secondo un articolo di Comparative Literature (2004), il romanzo si distingue per la sua capacità di bilanciare erudizione e leggerezza: Eco non si limita a esporre la sua conoscenza, ma la usa per creare un mondo che è al tempo stesso storico e fantastico, in cui il lettore può perdersi e ritrovarsi.
Un romanzo che sfida e incanta
Baudolino è un’opera che richiede impegno, ma ripaga con la sua ricchezza. È un viaggio attraverso un Medioevo che non è mai stato, ma che avrebbe potuto essere, un’ode alla potenza dell’immaginazione e al fascino della menzogna. Umberto Eco, con la sua scrittura densa e giocosa, ci invita a seguire Baudolino nella sua quête impossibile, sapendo che il vero viaggio non è quello verso il regno del Prete Giovanni, ma quello dentro noi stessi, tra le pieghe delle storie che ci raccontiamo per dare senso al mondo. Per chi ama la letteratura che intreccia storia e fantasia, Baudolino è un’avventura intellettuale che non smette di sorprendere.