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I libri di Jakub di Olga Tokarczuk: L’odissea di un eretico e il capolavoro del frankismo settecentesco

Dopo il trionfo del Premio Nobel per la Letteratura nel 2019, Olga Tokarczuk torna a conquistare il pubblico italiano con “I libri di Jakub”, pubblicato da Bompiani nel 2023 nella traduzione di Barbara Delfino e Ludmila Ryba. L’opera monumentale, originariamente apparsa in Polonia nel 2014, rappresenta uno dei progetti letterari più ambiziosi dell’autrice polacca: quasi mille pagine dedicate alla ricostruzione del movimento frankista del XVIII secolo. Il sottotitolo completo recita “I Libri di Jakub o il grande viaggio attraverso sette frontiere, cinque lingue e tre grandi religioni, senza contare quelle minori. Narrato dai morti, e dall’autrice completato col metodo della congettura, da molti e vari libri attinto, e sorretto inoltre dall’immaginazione”, anticipando già la complessità narrativa e l’approccio metodologico dell’autrice. Il romanzo si è imposto come un fenomeno editoriale in Polonia e ora arriva in Italia con il prestigio di un’opera che ha consolidato definitivamente la reputazione internazionale della Tokarczuk.

Il viaggio di Jakub Frank tra fede e ribellione

Al centro del romanzo sta la figura storica di Jakub Frank (1726-1791), un giovane ebreo di origini oscure che da un villaggio polacco parte alla volta di un mondo che vuole cambiare. Frank è il fondatore del movimento frankista, una corrente mistica ebraica considerata eretica dalle autorità religiose del tempo. La Tokarczuk ricostruisce l’incredibile odissea di questo personaggio carismatico, che attraversa l’Europa orientale del Settecento predicando una dottrina rivoluzionaria che sovverte i principi tradizionali dell’ebraismo.

La narrazione segue Frank dalla sua giovinezza in Podolia, attraverso i viaggi in Turchia dove entra in contatto con la setta sabbatiana, fino al ritorno in Polonia dove fonda il suo movimento. “Se consideri il mondo buono, allora il male diventa un’eccezione, una mancanza, un errore, e non ti torna nulla. Ma se assumiamo il contrario, che il mondo è malvagio e il bene è un’eccezione, tutto ti torna bello e sensato. Perché non vogliamo vedere ciò che è evidente?” recita una delle citazioni emblematiche del protagonista, che sintetizza la filosofia paradossale del frankismo.

Il movimento di Frank predica la necessità di compiere il male per raggiungere il bene supremo, una dottrina che porta i seguaci a trasgredire deliberatamente i precetti religiosi tradizionali. Questa filosofia della trasgressione sacra attira migliaia di adepti ma scatena anche la feroce reazione delle autorità rabbiniche e cristiane. La Tokarczuk descrive con maestria le dispute teologiche pubbliche, le conversioni di massa al cristianesimo e la progressiva trasformazione di Frank da profeta a despota.

Un’architettura narrativa di straordinaria complessità

“I libri di Jakub” si configura come “un imponente romanzo-enciclopedia ambientato nel ‘700 che ha come forza centrifuga la figura di Jakub (personaggio realmente esistito), carismatico e ispiratore, il deus ex machina di un movimento, il frankismo, bollato come eretico”. La Tokarczuk adotta una struttura narrativa polifonica che alterna diverse voci e prospettive, creando un affresco corale dell’Europa settecentesca.

L’autrice utilizza quello che definisce “il metodo della congettura”, riempiendo le lacune storiche attraverso l’immaginazione letteraria. Questa tecnica le permette di ricostruire non solo gli eventi documentati, ma anche la dimensione psicologica e emotiva dei personaggi. La narrazione procede per episodi collegati, seguendo i diversi membri della comunità frankista attraverso le loro vicende personali e collettive.

Il romanzo è strutturato come un viaggio geografico e spirituale che attraversa la mappa dell’Europa orientale: dalla Polonia all’Impero ottomano, dall’Austria all’Germania. Ogni luogo diventa teatro di trasformazioni religiose e sociali, riflettendo le tensioni dell’epoca. La Tokarczuk dimostra una padronanza straordinaria nel dipingere il contesto storico, dalle condizioni degli ebrei polacchi alle dinamiche politiche della Confederazione polacco-lituana.

Come osserva Alessandro Ajres su L’Indice dei Libri del Mese, l’opera “è uscita solo di recente sul mercato italiano, l’opera di Olga Tokarczuk I libri di Jakub del 2014”, sottolineando come la traduzione italiana abbia richiesto un lavoro particolarmente accurato data la complessità linguistica e culturale dell’originale.

L’arte della ricostruzione storica e letteraria

Olga Tokarczuk si conferma maestra nell’arte di far rivivere epoche passate attraverso una prosa che unisce rigore documentario e potenza immaginativa. La sua formazione di psicologa emerge nella capacità di penetrare la psicologia dei personaggi, restituendo la complessità delle motivazioni che spingono uomini e donne a seguire un leader carismatico anche nelle sue derive più estreme.

Il frankismo rappresenta per la Tokarczuk un prisma attraverso cui osservare le contraddizioni dell’Illuminismo europeo. Mentre le idee di tolleranza e progresso si diffondono nei salotti aristocratici, le masse popolari vivono ancora in un mondo dominato da superstizioni e fanatismi religiosi. Frank incarna questa contraddizione: da un lato è un innovatore che sfida le ortodossie religiose, dall’altro è un manipolatore che sfrutta la credulità dei suoi seguaci.

L’autrice polacca eccelle nel descrivere il mondo femminile all’interno del movimento frankista. Le donne occupano una posizione particolare nella dottrina di Frank, che predica una forma di emancipazione femminile rivoluzionaria per l’epoca. Tuttavia, questa libertà apparente si rivela spesso una nuova forma di sottomissione al carisma del leader. Le figure femminili del romanzo – mogli, figlie, seguaci – rappresentano alcune delle pagine più intense dell’opera.

Il contesto dell’opera tokarczukiana

“I libri di Jakub” si inserisce nel progetto letterario più ampio di Olga Tokarczuk, che ha dedicato la sua carriera a esplorare la storia e l’identità dell’Europa orientale. Dopo il successo di “I vagabondi” (2007) e “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti” (2009), l’autrice polacca ha conquistato il riconoscimento internazionale per la sua capacità di coniugare narrazione avvincente e profondità intellettuale.

Come sottolinea Il Foglio, la scrittrice premio Nobel “fa un viaggio verso la luce nell’ebraismo del centro Europa”, affrontando temi centrali della storia europea spesso rimossi dalla memoria collettiva. La scelta di dedicare un’opera così monumentale al frankismo riflette l’interesse della Tokarczuk per i fenomeni religiosi marginali e per le figure di outsider che hanno sfidato le ortodossie del loro tempo.

L’opera si colloca nel filone della letteratura postcoloniale dell’Europa orientale, che rivendica il diritto di raccontare la propria storia liberandosi dalle narrazioni imposte dai centri di potere occidentali. La Tokarczuk restituisce dignità letteraria a vicende considerate marginali dalla storiografia tradizionale, dimostrando come i movimenti ereticali abbiano contribuito a plasmare l’identità europea moderna.

La sua tecnica narrativa mescola elementi del realismo magico con la ricostruzione storica, creando un linguaggio originale che ha influenzato profondamente la letteratura polacca contemporanea. Il successo internazionale delle sue opere ha contribuito a far conoscere al pubblico mondiale la ricchezza della cultura polacca e più ampiamente dell’Europa orientale.

Un’opera per il nostro tempo

“I libri di Jakub” trascende i confini della ricostruzione storica per offrire una riflessione attuale sui meccanismi del fanatismo e della manipolazione. La figura di Frank, con il suo carisma ambiguo e la sua capacità di trascinare le masse, risuona con inquietante attualità in un’epoca segnata dall’emergere di nuovi populismi e movimenti estremisti.

Il romanzo è “un poderoso campionario di usi, eventi, lutti, nascite, amori, fine di amori, guerre: va in scena la vita con tutti i suoi ammennicoli”, come osserva una recensione, evidenziando la capacità della Tokarczuk di creare un mondo narrativo totale che ingloba ogni aspetto dell’esperienza umana.

L’opera interroga il lettore contemporaneo sui pericoli della seduzione totalitaria e sulla fragilità delle istituzioni democratiche di fronte ai leader carismatici. La Tokarczuk non giudica i suoi personaggi ma li presenta nella loro complessità umana, mostrando come anche le migliori intenzioni possano degenerare in oppressione quando non sono temperate dalla ragione critica.

“I libri di Jakub” si afferma così come un capolavoro della letteratura europea contemporanea, un’opera che coniuga eccellenza artistica e rilevanza intellettuale. La Tokarczuk conferma la sua posizione di una delle voci più importanti della letteratura mondiale, capace di trasformare la ricerca storica in grande letteratura e di parlare al presente attraverso la ricostruzione del passato.

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