GiurisprudenzaPenale

Ingiusta detenzione. Niente risarcimento per la perdita di paternità – Cassazione Penale, Sentenza 40094/2010

Ingiustamente detenuto in carcere con l’accusa di omicidio per circa undici anni non sara’ risarcito per il fatto di non essere diventato padre. E’ il risultato di una sentenza della Cassazione – Terza sezione penale, sentenza 40094 – che ha bocciato il ricorso di un salernitano ingiustamente detenuto per undici anni, cinque mesi e ventisei giorni e poi assolto in seguito alla revisione del processo. L’uomo, dice la Cassazione, non potra’ essere risarcito per la mancata paternita’ perche’ tale impossibilita’ costituisce una “conseguenza naturale della perdita della liberta’ personale”.

Come ricostruisce la sentenza di piazza Cavour, l’uomo era stato condannato a 30 anni di reclusione per omicidio e poi assolto in seguito alla revisione del processo. La Corte d’appello di Salerno aveva riconosciuto l’ingiusta detenzione patita, liquidando un milione e 461mila euro e una provvisionale di 300mila euro. L’ex detenuto pero’ rivendicava anche il risarcimento per l’impossibilita’ ‘ coeundi e generandi’ data dal fatto che una volta uscito la sua compagna era in fase di “climaterio”, quindi prossima alla menopausa.

Una rivendicazione che la Suprema Corte ha ritenuto “del tutto priva di fondamento in mancanza di allegazioni, anche di puro fatto, da cui possa trarsi la convinzione che, oltre alla condizione correlata alla perdita della liberta’ fosse intervenuta a causa della detenzione e nel medesimo periodo una patologia di grado elevato”.

Stesso discorso relativo alla “impossibilita’ di diventare padre durante la detenzione, costituendo la stessa – annotano i supremi giudici – una conseguenza naturale della perdita della liberta’ personale”. E sulla ‘impotentia generandi’, la Cassazione fa notare che “la voce di danno e’ stata esclusa con motivazione adeguata, rilevando che non vi sono prove che la relazione fosse preesistente allo stato di detenzione, ma che la stessa e’ iniziata dopo la condanna definitiva” dell’uomo.

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