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Alphonse Daudet – Il Nababbo

Il Nababbo: Tra ascesa sociale e decadenza morale

“Il Nababbo”, pubblicato nel 1881 da Alphonse Daudet, narra l’ascesa e la caduta di Jean-Baptiste Joanovès, un uomo proveniente da umili origini che, grazie a una serie di fortunate coincidenze e al suo carattere intraprendente, diventa uno dei più ricchi uomini d’Europa.

Dalle umili origini alle ricchezze dell’India

Jean-Baptiste, nato in una famiglia povera della Provenza, si reca in India in cerca di fortuna. Lì, grazie al suo fiuto per gli affari e alla sua spregiudicatezza, accumula un’immensa fortuna, diventando un nababbo, un magnate dell’industria tessile.

Un ritorno trionfale e un matrimonio conveniente

Tornato in Francia da uomo ricco e potente, Jean-Baptiste si stabilisce a Parigi, dove viene accolto con grande clamore dalla società altolocata. Sposa Félicia de Champgrand, una donna ambiziosa e superficiale, desiderosa di scalare la scala sociale.

Un’esistenza sfarzosa e un matrimonio in crisi

La coppia conduce una vita sfarzosa, frequentando l’élite parigina e immergendosi in un vortice di feste, ricevimenti e lussi sfrenati. Tuttavia, il matrimonio tra Jean-Baptiste e Félicia è ben presto minato da incomprensioni, tradimenti e gelosie.

L’incanto svanisce e la rovina sopraggiunge

Con il passare del tempo, l’animo di Jean-Baptiste si incupisce. La sua ricchezza non gli porta la felicità che desiderava, e la sua ostentazione di lusso attira invidie e maldicenze. Inoltre, una serie di speculazioni avventate lo porta sull’orlo del baratro finanziario.

Declino e disillusione

Rovinato e disilluso, Jean-Baptiste è costretto a vendere la sua sontuosa dimora e ad abbandonare la vita mondana. Si rifugia in Provenza, dove cerca di ritrovare le sue radici e la semplicità della vita passata.

Un finale malinconico e una riflessione sulla vacuità delle ricchezze

“Il Nababbo” si conclude con la morte di Jean-Baptiste, solo e amareggiato. La sua parabola rappresenta una disillusa critica alla società materialista dell’epoca e una riflessione sulla vacuità delle ricchezze effimere. Il romanzo di Daudet ci invita a riflettere sul vero valore della felicità e sul prezzo che spesso si deve pagare per ottenerla.

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