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Lo stop di Napolitano: “Lo scudo riduce l’indipendenza del Quirinale”. Berlusconi: rinuncio al Lodo Alfano

“Non cambia nulla con l’intervento del Presidente della Repubblica. A questo punto, chiederò che quella legge costituzionale venga ritirata”. Lo afferma il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una conversazione con il ‘Corriere della Sera’, dopo le dichiarazioni di Giorgio Napolitano che ha espresso “profonde perplessità” sullo scudo.

“Il lodo Alfano porta con sé un meccanismo farraginoso per l’approvazione e in questo modo serve soltanto a dare fiato alle polemiche strumentali dell’opposizione”, afferma il premier. “Questa legge non è stata una mia iniziativa, ma una proposta del mio partito. Io non sono più interessato a portarla avanti. Non voglio che si dica che faccio leggi ‘ad personam’, leggi vergogna. Altro che leggi vergogna. Sono sedici o diciassette anni che vengo perseguitato dai magistrati per fatti già chiariti”, prosegue Berlusconi. “Ho giurato sui miei cinque figli e sui miei nipoti che non sono responsabile di nessuno dei fatti che mi vengono attribuiti”, dice ancora il presidente del Consiglio spiegando che invece la riforma del ministro Alfano “è un progetto che interessa e non si fermerà, ma ripeto: senza il Lodo che invece verra’ ritirato”.

Le obiezioni del Quirinale- Doccia fredda su governo e maggioranza dal Colle: con una lettera inviata al presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha sostanzialmente bocciato una buona metà della nuova versione del lodo Alfano, la parte cioè che riguarda le prerogative del presidente della Repubblica. Napolitano ha infatti sollevato “profonde perplessità” per il fatto che lo scudo ai processi penali per le alte cariche dello Stato appare in contraddizione con la Carta e rischia di “ridurre l’indipendenza del capo dello Stato”. Ecco cosa non va – “Non posso fare a meno di rilevare – sottolinea infatti il capo dello Stato – che la decisione assunta dalla commissione Affari Costituzionali del Senato incide, al di là della mia persona, sullo status complessivo del Presidente della Repubblica riducendone l’indipendenza nell’esercizio delle sue funzioni”. Secondo Napolitano, infatti, la nuova versione del ddl “contrasta con la normativa vigente risultante dall’articolo 90 della Costituzione e da una costante prassi costituzionale” e “appare viziata da palese irragionevolezza nella parte in cui consente al Parlamento in seduta comune di far valere asserite responsabilità penali del Presidente della Repubblica a maggioranza semplice anche per atti diversi dalle fattispecie previste dall’articolo 90 della Carta”, (Attentato alla Costituzione e Alto Tradimento), possibilità invece esclusa dalla normativa costituzionale vigente e dalla costante prassi applicativa e non contemplata neppure dalla legge prima versione del lodo Alfano, datata 2008.

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