Legge elettorale: non c’e’ intesa, presto confronto in Aula Senato
(ASCA) – Roma, 18 set – Alle 13 si riunisce la Conferenza dei capigruppo del Senato. Dopo gli scambi di opinione dei giorni scorsi tra Renato Schifani e Gianfranco Fini, rispettivamente presidenti del Senato e della Camera, i capigruppo potrebbero decidere di portare nell’ Aula di Palazzo Madama il confronto sulla legge elettorale. Le previsioni della vigilia non scartano pero’ l’ipotesi – come ultimo tentativo di mediazione – che il dibattito torni nella commissione Affari costituzionali con vincoli precisi sui tempi della discussione che poi dovra’ approdare in Aula entro i primi giorni di ottobre.
La situazione resta per ora di stallo. L’intesa appare lontana. Pdl, Lega Nord e Udc optano, pur con qualche differenza tra loro, su una ipotesi di riforma che prevede il ritorno al proporzionale e alle preferenze con un premio di maggioranza per il partito vincente non superiore al 10%, piu’ soglia di sbarramento al 5% per entrare in Parlamento.
Per sostenere questa ipotesi, l’Udc ha anche annunciato una raccolta di firme a favore della reintroduzione delle preferenze. E’ un’iniziativa che suona come avvertimento al Pd che le preferenze non le vorrebbe: su questo punto non c’e’ alcuna possibilita’ di trattativa. Ieri Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, ha precisato che ”le preferenze sono un male inevitabile ma a fin di bene per ricreare un rapporto fra cittadini e politica”. Argomenta infatti l’ex presidente della Camera: ”E’ vero che dare al cittadino la possibilita’ di scegliere puo’ far si’ che ci siano disparita’ di mezzi, ma questa e’ logica di chi dice non facciamo politiche al Sud perche’ ci sono le tangenti”.
Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, prevede che oggi si decidera’ di tornare al confronto nella commissione Affari costituzionali, dove in tempi brevi si lavorera’ su un testo base di riforma che passera’ poi al vaglio dell’Aula.
Angelino Alfano, domenica scorsa, chiudendo a Roma la Festa dei giovani del Pdl, ha ostentato ottimismo sostenendo che la riforma elettorale ”potrebbe essere pronta nella prima decade di ottobre”.
Antonio Di Pietro non da’ chance alle possibilita’ di una intesa in tempi rapidi. Il leader dell’Idv si appella percio’ al presidente Giorgio Napolitano affinche’ invii un messaggio alle Camere sul tema della riforma elettorale richiamandole alle loro responsabilita’: ”Ha fatto tanti atti di rilevanza politica, lo faccia anche in questo caso”.
Inizia anche a farsi strada l’idea che sul tema legge elettorale possa intervenire il governo. La proposta l’ha avanzata in un convegno Mario Segni, ex democristiano padre della proposta di elezione diretta dei sindaci e di ipotesi di riforma elettorale in direzione maggioritaria: ”La funzione di Monti e’ quella di tenerci in Europa, ci ha allontanati dal baratro. Ma attenzione: se torna il sistema proporzionale, l’addio all’Europa e’ probabile”. Gian Claudio Bressa, deputato del Pd che partecipava allo stesso convegno con Segni, e’ d’accordo: ”Al punto in cui siamo, e’ forse necessario un intervento del governo”.
Il Pd resta intanto fermo sulla sua posizione: candidati di collegio, no alle preferenze, premio di governabilita’ per la coalizione vincente almeno del 10%, listini regionali bloccati, legge fotocopia per l’ elezione del Senato.
L’offerta di Casini al Pd per una positiva mediazione e’ quella di un punto d’incontro sulle preferenze in cambio di un si’ al premio alla coalizione e non al partito come vorrebbe il Pdl. Ma per ora il Pd non accetta la mano tesa di Casini, pur temendo che il passaggio del confronto al dibattito dell’Aula del Senato possa vedere coagularsi una maggioranza Pdl-Udc-Lega Nord che difficilmente potrebbe essere ribaltata alla Camera.
Pier Luigi Bersani, partecipando domenica scorsa a una iniziativa delle Acli a Orvieto, dov’era presente Casini, ha spiegato che il Pd lavora per una legge elettorale ”in grado di impedire una eccessiva frammentazione del Parlamento perche’ non mi si puo’ chiedere di fare un accordo con Berlusconi”. Il segretario del Pd scarta infatti l’idea che possa formarsi dopo le elezioni una grande coalizione. Casini gli ha replicato sostenendo che solo con le preferenze ”si puo’ arginare l’ antipolitica ridando agli elettori il potere di scelta”.
Arturo Parisi, Pd, promotore con Di Pietro del referendum per un ritorno al Mattarellum come legge elettorale bocciato poi dalla Cassazione e su cui si sono raccolte un milione e 200 mila firme, nel corso di un confronto con Matteo Renzi che si e’ svolto a Firenze ha rivolto una proposta al ”rottamatore”: ”Porta il camper a Roma davanti al Parlamento. Adesso. E’ li che si sta decidendo del futuro della nostra democrazia. Che senso ha fare le primarie e scegliere il candidato premier quando poi con una eventuale legge elettorale non si indichera’ nessun premier e anzi si lavora perche’ dal voto non esca alcun premier?”.