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I notai: allarme deregulation Sicurezza dei contratti a rischio sotto i 100 mila euro

Viva la concorrenza. Ma attenti ai concorrenti. Potrebbe suonare un po’ così l’allarme lanciato dai notai. Ma la questione è più complessa. Nel decreto legge sulla concorrenza appena varato dal governo, sono stati introdotti alcuni elementi che potrebbero creare un terremoto nel sistema di compravendita immobiliare italiano.

Il testo (che dovrà passare al vaglio del Parlamento) prevede che per contratti immobiliari non abitativi del valore catastale fino a 100 mila euro cadrebbe l’esclusiva dei notai. Insomma per gli immobili come i capannoni industriali o gli esercizi commerciali ci si potrà rivolgere anche agli avvocati o ad altri soggetti professionali. È chiaro che si tratta di un provvedimento che metterebbe a soqquadro il mondo del notariato ( che già da anni denuncia un crollo verticale dei fatturati a causa della profonda crisi edilizia). Ma dai notai non arriva un no su tutto il fronte delle novità «Siamo pronti ad aprirci ulteriormente alla concorrenza così come abbiamo fatto finora — afferma Mario Notari, notaio e docente dell’università Bocconi — Non bisogna dimenticare infatti che con il governo Monti abbiamo accettato l’eliminazione delle tariffe, l’ambito territoriale di competenza è stato due volte ampliato così come la pianta organica. Bisogna distinguere tra concorrenza e competenza. L’apertura alla concorrenza non può giustificare il calo delle competenze: coloro che hanno il sapere per costruire i ponti lo facciano con la massima concorrenza tra di loro e così anche coloro che hanno le competenze per difendere una causa in tribunale o per prescrivere un farmaco». La battaglia delle competenze però, a volte, in passato, ha nascosto la voglia di preservare prerogative esclusive e posizioni di vantaggio. «Questo potrebbe essere vero se volessimo difenderci dall’aumento di organico o restringere l’ambito territoriale per aumentare le potenzialità di lavoro in mano a pochi — osserva Notari — . Stavolta si discute d’altro: ciò che contestiamo è la messa a rischio del modello italiano. Il sistema attuale dei pubblici registri funziona perché i notai hanno un controllo stringente da parte del ministero della giustizia. Se quei criteri vengono meno e consentiamo di inserire dati non controllati nei pubblici registri, avremo rischi per l’attendibilità dei registri stessi . Si mette a rischio un modello che viene considerato un’eccellenza dallo stesso doing business : autorevoli fonti di Stato americano sono fermamente convinte che con il sistema di garanzie del notariato latino non sarebbe esploso il fenomeno dei mutui subprime ».

L’allarme lanciato dal notariato infatti fa leva proprio sulla legalità, sulla scia di ciò che è successo negli Usa dove le Banche americane hanno già concordato risarcimenti per oltre 130 miliardi di dollari per aver espropriato illegalmente più di 4 milioni di abitazioni. «Tra l’altro — aggiunge Notari — si assisterebbe a un doppio paradosso: il venir meno del sistema di sicurezza del notariato latino senza passare al modello di common law . In parole povere, non ci chiedono di adottare il sistema americano che non prevede i pubblici registri ma di tenere il nostro senza la rete di sicurezza che vigila anche su infiltrazioni e riciclaggio».

Il secondo «nodo» del Ddl sulla concorrenza riguarda la costituzione di società semplificate per scrittura privata. «Il discorso è simile — fa notare il docente della Bocconi — e arriva in un momento in cui Banca mondiale e Ocse, a seguito delle frodi finanziarie, promuovono un modello di controlli preventivi simile all’Italia. Esiste una sola strada alternativa per non minare alla base il sistema di controlli: studiare i sistemi per allargare il più possibile la platea di coloro che possono occuparsi di queste funzioni ma mantenendo intatte le competenze. Aumentino ancora il numero dei notai, l’ambito territoriale, si apra alle strutture associative tra professionisti. Ma non si deroghi alla sicurezza». Largo alla concorrenza della competenza.

Isidoro Trovato, Corriere della Sera

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