Giustizia

Magistrati contro. Interviene il Vice presidente del CSM

Fuoco amico tra i magistrati dopo la promessa di Palamara di svelare i meccanismi di nomina del Csm. E proprio in vicepresidente dell’organo di autogoverno delle toghe, David Ermini, in terviene duramente in una intervista rilasciata al quotidiano Il Dubbio.

«Tutti gli organi che hanno delle loro specifiche competenze – afferma Ermini – stanno esaminando atto per atto, chat per chat, intercettazione per intercettazione, tutto quello che è accaduto. Il procuratore generale presso la Corte di Cassazione che ha istituito un gruppo di lavoro per esaminare tutti gli atti e verificare se ci siano illeciti disciplinari su tanti magistrati che compaiono sulle intercettazioni, negli atti e nelle chat. In più, dentro il Csm, la prima Commissione del Consiglio sta esaminando se ci siano questioni che possano creare situazioni di incompatibilità ambientale o professionale per i vari consiglieri che compaiono nelle chat e nelle intercettazioni per eventualmente disporre anche dei trasferimenti» .

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Le correnti all’interno della magistratura – prosegue Ermini – acquisirono potere allorchè «tra il 2006 e il 2008 si tolsero i paletti fissi sulle nomine e venne data ampia discrezionalità al Csm», in modo che potesse «scegliere sul merito. Ma la scelta sul merito è stata un fallimento perché spesso si è preferito scegliere sulla base dell’appartenenza, quindi la discrezionalità è stata usata male perché non si è mai reciso quel cordone ombelicale tra la correnti, tra quelle che sono la struttura dell’associazione nazionale che è il sindacato, e il Consiglio Superiore».

«Una volta che le correnti, che anche i gruppi parlamentari che indicano i non togati all’interno del Consiglio, hanno scelto i loro rappresentanti, devono recidere quel cordone e quindi i consiglieri devono assolutamente liberi e non vincolati da nessun tipo di rapporto. Bisogna tutelare in tutti modi coloro che non appartengono alle correnti o che non fanno vita associativa perché non è giusto che solo chi appartiene alle correnti abbia la possibilità di avere dei successi personali».

Dunque, Palamara non sarebbe un caso isolato ma espressione di un complesso meccanismo di nomine assurto a consuetudine quanto a modalità. Ora, è necessario il risanamento della immagine pubblica della magistratura ed il primo esame è proprio la gestione delle responsabilità disciplinari emergenti dal caso Palamara

C’è ora da chiedersi quanti altri nomi verrano fuori dall’indagine preannunciata da Ermini e a che livello. Con l’auspicio di una radicale riforma del Csm, sia sotto il profilo organizzativo / istituzionale, sia nei suoi vertici.

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