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ALDO MIELI E LA “ RASSEGNA DI STUDI SESSUALI “

di Pancrazio Caponetto – Tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento assistiamo in Europa a un fiorire di studi sulla sessualità. Nel 1886, Richard von Kraft – Ebing, considerato il fondatore della sessuologia moderna, pubblicò l’opera Psychopathia sexualis. Nel suo lavoro, partendo dall’analisi di 238 casi clinici elaborava una classificazione psichiatrica dei disturbi sessuali: masochismo, sadismo, feticismo ( termini che egli fu il primo a coniare ).

Nel 1907 Iwan Bloch, dermatologo e venereologo tedesco introdusse il termine sessuologia. Nel suo testo La vita sessuale del nostro tempo nelle sue relazioni con la civiltà moderna, egli sostenne che questa nuova scienza doveva integrare gli approcci medici, psicologici e culturali al fine di studiare la sessualità, la “ vita d’amore “.

Importante anche il lavoro di Magnus Hirschfeld, altro scienziato tedesco. Egli, nel 1897, aveva contribuito a fondare la prima organizzazione per i diritti degli omosessuali. Successivamente pubblicò la prima rivista di sessuologia, Zeitschrift für Sexualwissenschaft (“Rivista di Sessuologia”); aprì il primo istituto per la sessuologia a Berlino nel 1919 ( nel 1933 i nazisti chiuderanno l’istituto bruciando pubblicamente i suoi libri );fondò, infine, nel 1928 la Lega Mondiale per la Riforma Sessuale, per sostenere l’uguaglianza legale e sociale dei sessi e diffondere l’educazione sessuale e la contraccezione.

Ma forse lo studio che ha avuto maggiore influenza sulla sessuologia del XX secolo è stato Tre Saggi sulla Sessualità, pubblicato nel 1905 dallo psicoanalista Sigmund Freud. Egli analizzò la pulsione sessuale considerandola la prima fonte di energia motivazionale negli esseri umani. Studiò anche le nevrosi e le perversioni, causate dalla repressione della pulsione sessuale. Freud, inoltre, individuò le fasi dello sviluppo psicosessuale dell’individuo ( fase orale, anale e fallica ).
Anche l’Italia fu interessata dagli studi e dai dibattiti intorno alla sessuologia. Sul finire del XIX secolo, il medico e professore di

Antropologia presso l’Istituto Superiore di Firenze, Paolo Mantegazza pubblicò un libro in tre volumi dal titolo Trilogia dell Amore, di cui fanno parte la Fisiologia dell ‘Amore (1873), Igiene dell Amore (1878) e Gli Amori degli uomini ( 1886), primi trattati di educazione sessuale editi in Italia.

Nel primo Novecento spicca l’esperienza della Società italiana per lo studio delle questioni sessuali con il suo organo ufficiale “La rassegna di studi sessuali” , una rivista bimestrale. La Società italiana per lo studio delle questioni sessuali era stata fondata nel 1921 da Aldo Mieli,chimico, storico della chimica e “pioniere” del movimento dei diritti degli omosessuali. Egli fu anche il direttore, fino al 1928, de “La rassegna di studi sessuali”.

Mieli era nato a Livorno nel 1879 da una ricca famiglia ebrea. Nella sua formazione si accompagnarono interesse per la scienza ( chimica e matematica ) e impegno politico nel movimento socialista. Tuttavia per le accuse di omosessualità fu espulso dal circolo socialista,dalla Lega di resistenza dei contadini mezzadri e nel 1903 fu costretto alle dimissioni da consigliere comunale di Chianciano. Dopo queste esperienze negative Mieli lasciò la politica attiva per dedicarsi agli studi, diventando prima assistente presso il laboratorio di chimica di Roma, poi libero docente.

Prima dello scoppio della Prima Guerra mondiale tornò a schierarsi politicamente sostenendo le ragioni del pacifismo e criticando sia l’interventismo che le posizioni del neutralismo giolittiano. Il rifiuto della ferocia bellica e la volontà di trattare in modo nuovo la sessuologia, spinse Mieli alla stesura di un’opera: Il libro dell’amore ( 1916 ). Nella prefazione egli scriveva: “ In nome dell’amore, della sincerità e della conoscenza io affronto i problemi più profondi e più scabrosi,e, sicuro dei dettami della coscienza, sfido e metto in non cale leggi, costumi, usi e convenzioni. “

Ha scritto Lorenzo Benadusi, nel suo Il nemico dell’uomo nuovo: “ L’approccio di Mieli alle questioni sessuali si basava sempre su un ferreo rigore scientifico, anche perchè la sua posizione era ancorata a una visione positivista della conoscenza, critica verso un idealismo ‘senza costrutto’, ma aperta alle più aggiornate branche del sapere…Falsi pudori e vecchi pregiudizi andavano superati , proprio adottando un punto di vista oggettivo: solo affrontando la sessualità scientificamente si potevano confutare tanti dannosi luoghi comuni. “

Per questo fine era nata la rivista “Rassegna di studi sessuali.” L’obiettivo era quello di approcciare le tematiche della sessualità da tempo analizzate e dibattute, come si è detto, in Germania, ma che in Italia era ancora sepolte sotto il velo dell’ipocrisia. La rivista aveva una sua precisa filosofia: accogliere su ogni questione opinioni diverse e contrastanti dando vita a un costante dibattito. A tal proposito Mieli scriveva: “ Sarà evitato di prendere deliberazioni definitive in determinati sensi; noi crediamo, infatti, che nel campo scientifico , devono essere e accolte e vagliate tutte le opinioni, ma che è in contraddizione con il metodo stesso dell’indagine scientifica arrestarsi a determinate forme cristallizzate, siano esse espressioni di reazionarismo codino o di progressivismo sovversivo. “
Pertanto la rivista si avvalse di un gruppo eterogeneo di collaboratori: “ moralisti cattolici, laici progressisti, discepoli della scuola di Lombroso, psicologi, endocrinologi, sessuologi, antropologi, filosofi, scienziati, medici, giuristi, ma anche scrittori e artisti. “ ( L. Benadusi, Il nemico dell’uomo nuovo ).

Negli anni della direzione di Mieli la rivista diffuse posizioni audaci e innovative,distanti dalla morale sessuale dominante nella cultura italiana dell’epoca. Secondo la scrittrice Carola Cusani nell’eterogeneità dei contributi alla Rassegna è possibile individuare un filo rosso: il costante riferimento all’omosessualità, questo sia negli interventi di Mieli che in quelli di Proteus, un collaboratore della rivista la cui identità è rimasta sconosciuta. Tuttavia Mieli non volle mai un legane troppo stretto con i movimenti di liberazione degli omosessuali, perchè temeva che questo avrebbe potuto limitare la diffusione della Rassegna e danneggiare il valore della sua ricerca scientifica.
Gli interventi di Mieli sull’omosessualità contenevano tutti una “ radicale novità” che consisteva, come ha scritto Lorenzo Benadusi, “nel voler considerare l’omosessualità un fatto del tutto naturale, non da curare, ma da analizzare con la stessa obiettività con la quale si studiava il comportamento animale.” Occorreva che sul tema la scienza cambiasse il suo approccio. L’indagine scientifica si era concentrata su casi come quelli degli ermafroditi, dei travestiti, degli effeminati, trascurando l’omosessualità nelle persone senza anomalie fisiche. Non spettava più al medico e allo psichiatra lo studio sul tema, ma al naturalista che “ abbordi il problema senza preoccupazioni convenzionali– osservava Mieli -,e, soprattutto senza la tendenza a voler guarire, ma che consideri la cosa nel modo stesso nel quale si studiano, ad es. , i costumi degli animali o le metamorfosi del globo terrestre . “ Bisognava, dunque, iniziare a studiare “l’omosessualità delle persone normali “ con un studio scientifico che superasse al tempo stesso le false conoscenze e i giudizi morali di condanna.

Interessanti anche le considerazioni di Mieli sul ruolo svolto dall’omosessualità nello storia della civiltà. Soprattutto nella Grecia antica, scriveva, “ l’amore omosessuale ha contribuito più di quello eterosessuale allo sviluppo dell’arte e ha avuto un’influenza sociale notevolissima nell’educazione, nei giochi, in tutta la vita pubblica. “

La difesa dell’omosessualità portava Mieli a respingere le posizioni di quanti la volevano punire con il carcere e a stigmatizzare il clima di condanna sociale con cui la stampa italiana trattava casi di cronaca che vedevano coinvolti omosessuali.

Le posizioni di Mieli e della Rassegna di studi sessuali sull’omosessualità, erano fortemente influenzate dai sessuologi tedeschi in particolare da Magnus Hirschfeld fondatore nel 1897 del Comitato Scientifico Umanitario ( CSU ), impegnato in ricerche sul cosiddetto “ sesso intermedio “ e nella difesa dei diritti degli omosessuali. La rassegna, inoltre, si ispirava al Jahrbuch fur sexuelle Zwischenstufen, Annuario sugli stadi sessuali intermedi, l’annuario del CSU. Mieli aveva stretti legami con Hirschfeld: era membro del CSU e fin dai primi numeri della Rassegna informava i lettori sull ‘attività del sessuologo tedesco. A Berlino, nel 1921, grazie all’impegno di Hirschfeld vi fu il primo congresso della Lega mondiale per la riforma sessuale, al quale Mieli partecipò, tenendo una relazione dal titolo Tentativi di riforma sessuale in italia nella quale, dopo aver giudicato positivamente il divorzio e l’introduzione dell’educazione sessuale, denunciava i ritardi accumulati dall’Italia nell’ambito delle ricerche sessuologiche ed esprimeva il suo rammarico per i pregiudizi ancora diffusi sull’omosessualità, frutto di “incomprensione scientifica “ e “avanzo della barbarie medievale”.

Nel 1926 Mieli partecipò al primo congresso internazionale di sessuologia e nella sua relazione fece riferimento alla politica attuata dal regime fascista nel campo della sessualità: lotta contro la prostituzione, le malattie veneree, l’aborto, il neomalthusianesimo. Per Mieli si trattava di “un’opera immane” di un governo che aveva rinnovato da cima a fondo tutta la vita italiana.
Di fronte a un regime che dava grande peso alle questioni demografiche e razziali, “La Rassegna di studi sessuali” non poteva rimanere indifferente. Già nel 1924 la rivista aveva aggiunto al titolo la parola eugenica e nel 1927 divenne “Rassegna di studi sessuali, demografia ed eugenica” dando sempre più spazio agli studi sulla demografia, l’eugenetica e mostrando favore nei confronti della politica sanitaria e assistenziale del Fascismo. Nel 1928, Mieli si trasferì in Francia e la rivista cambiò profondamente la sua natura. Le ricerche sull’omosessualità ebbero un posto sempre più marginale, la direzione fu assunta da Silvestro Baglioni ( fisiologo ), Cesare Artom ( biologo ) e Corrado Gini ( sociologo e docente di demografia ). Quest’ultimo fece della rivista un luogo per diffondere le sue idee demografiche e razziali.

Le ragioni del trasferimento di Mieli in Francia non sono riconducibili a motivi politici, ma finanziari. Egli aveva sempre sostenuto con il suo ricco patrimonio i suoi studi e le pubblicazioni in materia di scienza e sessuologia e a tal fine aveva fondato la casa editrice Leonardo da Vinci. Fu il fallimento di quest’ultima che lo spinse a cercare riparo in Francia. Di qui, si trasferirà poi , nel 1939, in Argentina. Sarà per lui, ebreo omosessuale, una scelta obbligata di fronte al dilagare in Europa del nazismo. In Argentina fonderà e dirigerà presso l’Università di Santa Fè il primo istituto di storia e scienza dell’America del Sud.
Nel 1948, a due anni dalla morte, Mieli tracciava con queste parole un bilancio della sua esistenza di scienziato e “pioniere” del movimento per i diritti degli omosessuali : “ Il fascismo ha distrutto in Italia ogni movimento di redenzione, instaurando un vero regno dell’odio…Ho lottato per anni, con la penna e con l’azione, a favore di una migliore comprensione della vita sessuale, per annullare false opinioni fortemente radicate, per proclamare il regno dell’amore fisico e spirituale. Sono sicuro di aver ottenuto alcuni risultati, di aver convinto alcuni increduli e di aver consolato e irrobustito alcune anime disperate. Però se non in realtà ,almeno in apparenza tutti i mie sforzi si sono conclusi in un fallimento quando un’altra morale, quella della forza, della prepotenza e della superstizione ha iniziato a dominare i popoli ridotti in schiavitù. “


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