La casa delle voci di Donato Carrisi: un thriller psicologico che scava nell’abisso della memoria

La trama: un viaggio tra ipnosi e segreti sepolti
Pietro Gerber è uno psicologo infantile di Firenze, noto come “l’addormentatore di bambini” per la sua specializzazione nell’ipnosi. I suoi pazienti sono bambini che hanno vissuto traumi o che custodiscono informazioni cruciali, spesso usate dalla polizia per le indagini. La sua vita cambia quando riceve una telefonata da Theresa Walker, una collega australiana, che gli chiede di occuparsi di Hanna Hall, un’adulta tormentata da un ricordo d’infanzia: un omicidio. Hanna, che vive in Australia ma ha trascorso l’infanzia in Toscana, è convinta di essere coinvolta nella morte di un bambino di nome Ado, ma non sa se il ricordo sia reale o un’illusione.
Pietro, inizialmente riluttante a trattare un’adulta, accetta il caso e inizia a usare l’ipnosi per scavare nel passato di Hanna. La donna rievoca un’infanzia isolata, vissuta con i genitori in casali abbandonati chiamati “case delle voci”, luoghi dove si sentiva protetta ma anche minacciata dagli “estranei”. I genitori, che cambiavano spesso dimora, portavano con sé una piccola cassa di legno sigillata, che Hanna crede contenga i resti di Ado, il fratello che lei pensa di aver ucciso. Man mano che le sedute procedono, Pietro si ritrova sempre più coinvolto: Hanna sembra sapere dettagli della sua vita che non dovrebbe conoscere, e la loro relazione supera i confini professionali, mettendo a rischio il matrimonio di Pietro con Silvia e la sicurezza del loro figlio Marco.
Le indagini di Pietro, aiutato da Anita Baldi, magistrato del tribunale dei minori, rivelano una verità sconvolgente. Hanna non è chi dice di essere: i suoi “genitori” erano Tommaso e Mari, due adolescenti fuggiti da un ospedale psichiatrico di Firenze, che avevano rapito una bambina australiana – Hanna – dopo aver perso il loro figlio, Pietro, dato in adozione. Quel Pietro è lo stesso Gerber, che scopre così di essere il vero Ado, affidato da piccolo a una famiglia adottiva. Il romanzo si chiude con una rivelazione che lega indissolubilmente le vite di Pietro e Hanna, costringendo lo psicologo a confrontarsi con il proprio passato e con il segreto che suo padre, il Signor B., gli aveva rivelato anni prima sotto ipnosi.
Un horror psicologico che inquieta
La casa delle voci si discosta dai thriller tradizionali di Carrisi, come Il suggeritore, per avvicinarsi al genere horror psicologico. Secondo un’analisi su Letture.org (2019), il romanzo eccelle nel creare un senso di inquietudine attraverso elementi quotidiani: la pioggia, che per Hanna è fonte di paura, diventa uno specchio delle angosce del lettore. Carrisi esplora il “lato oscuro dell’essere umano”, come sottolinea lo stesso autore in un’intervista riportata su Letture.org, usando la mente come vero campo di battaglia. Non ci sono mostri o sangue, ma labirinti mentali che generano un senso di straniamento.
La prosa di Carrisi, come evidenziato su Corriere della Sera da Severino Colombo, è serrata e ipnotica, con capitoli brevi che alternano passato e presente, tenendo il lettore incollato alla pagina. Tuttavia, un articolo su QLibri.it nota alcune incongruenze nella trama, come la difficoltà di accettare la totale assenza di tracce burocratiche dell’esistenza di Hanna in Italia, che rendono la storia a tratti poco credibile. Inoltre, il finale, concentrato in poche pagine, è stato criticato su La Libridinosa (2020) per la mancanza di una “bomba” risolutiva, lasciando alcune domande senza risposta – un aspetto che, però, può essere visto come un invito a riflettere sull’ambiguità della memoria.
Il tema centrale del romanzo è la paura, come sottolineato su recensionelibro.it (2020): paura degli estranei, paura della verità, paura di sé stessi. Carrisi, con la sua formazione in criminologia e scienza del comportamento, costruisce personaggi complessi e ambigui: Hanna, con la sua fragilità e i suoi segreti, e Pietro, che nasconde un trauma mai elaborato, incarnano il conflitto tra ciò che ricordiamo e ciò che vogliamo dimenticare. L’ambientazione, una Firenze oscura battuta dalla pioggia, amplifica l’atmosfera tetra, mentre le “case delle voci” diventano un simbolo dei fantasmi interiori che perseguitano i protagonisti.
Thriller che sfida le convenzioni
La casa delle voci uscì in un momento di grande successo per Carrisi, subito dopo il film L’uomo del labirinto (2019), da lui diretto e tratto dal suo omonimo romanzo. Come riportato su Longanesi.it, il libro ridefinisce il thriller psicologico, spingendo il male “un gradino più in là”. In un’Italia del 2019 che vedeva il thriller come genere in espansione, Carrisi si conferma un autore capace di innovare, introducendo elementi paranormali – mai confermati né smentiti – che aggiungono un velo di ambiguità alla narrazione. Nel 2025, il romanzo continua a essere rilevante in un contesto in cui la salute mentale e i traumi infantili sono temi sempre più discussi, e l’uso dell’ipnosi come strumento terapeutico solleva ancora dibattiti etici.
Carrisi, nato a Martina Franca nel 1973, porta nel libro la sua esperienza di criminologo e sceneggiatore. La sua capacità di costruire trame complesse, come notato su Corriere della Sera, lo rende un punto di riferimento nel panorama italiano, spesso paragonato a maestri internazionali come Stephen King. Tuttavia, il romanzo non è esente da critiche: La Libridinosa lamenta anche un’impaginazione che “gonfia” il libro, con margini ampi e caratteri grandi, suggerendo che Longanesi abbia voluto capitalizzare sul nome dell’autore – un’osservazione che invita a riflettere sul mercato editoriale.
Un’opera che risuona nel buio
La casa delle voci è un thriller che non dà risposte definitive, ma scava nelle profondità della psiche umana con una tensione che non lascia scampo. Donato Carrisi, con la sua scrittura avvolgente, ci conduce in un labirinto di ricordi e paure, dove la verità è sfuggente e il male è un’ombra che abita dentro di noi. Per chi ama i romanzi che tengono sveglio la notte e sfidano le certezze, questo libro è un’esperienza intensa e inquietante, un viaggio nel buio che lascia il segno.