Norme & Prassi

Introduzione dell’articolo 613bis del codice di procedura penale concernente il delitto di tortura

1. Dopo l’articolo 613 del codice
penale è inserito il seguente: «Articolo 613bis (Delitto di tortura).
Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico sevizio che, con violenze o
minacce gravi e reiterate, infligge ad una persona sottoposta alla sua
autorità sofferenze fisiche o mentali allo scopo di ottenere informazioni o
confessioni da essa o da una terza persona che essa stessa o una terza persona
ha commesso o è sospettata di aver commesso ovvero allo scopo di punire una
persona per gli atti dalla stessa compiuti o che la medesima è sospettata di
aver compiuto ovvero per motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa
o sessuale, è punito con la reclusione da uno a dieci anni.
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la pena è aumentata se dal
fatto deriva una lesione grave o gravissima; è raddoppiata se ne deriva la
morte».

 

***

 

Torturare si puo’, ma una volta
sola. La Camera ha approvato un emendamento della Lega che stabilisce che
perchè si possa parlare di tortura è necessario che le violenze e le minacce
gravi commesse da un pubblico ufficiale siano anche reiterate.
L’approvazione dell’emendamento ha scatenato il putiferio nell’Aula di
Montecitorio, creando imbarazzo tra gli stessi banchi della maggioranza. Il
testo arrivato in Aula, infatti, era stato concordato con l’opposizione, tanto
che era stata chiesta persino l’approvazione in legislativa bloccata solo dal
“no” del governo (vedi in arretrati del 28 febbraio 2004). Dopo accuse
infuocate, con l’opposizione che ha abbandonato l’Aula ed incertezza sul destino
del provvedimento, si è, infine, deciso di riportarlo al comitato dei nove.
L’iter del progetto sulla tortura è stato molto tormentato, con la fattispecie
prevista in origine dal testo resa sempre più contorta e con una proliferazione
di elementi costitutivi del reato tale da rendere la sua concreta
realizzabilità piuttosto aleatoria (l’articolo 1 del Ddl 1483-A/C e abbinati,
con l’emendamento della Lega è leggibile in calce al testo). Il voto di ieri
non fa che confermare questa evoluzione. Anche se sull’emendamento approvato ha
pesato, e molto, il clima teso della maggioranza, tanto è vero che fin dalla
mattina i deputati della Casa delle Libertà confidavano che la Lega avrebbe
fatto «casino».
Per il presidente della commissione Giustizia, l’emendamento approvato dall’Aula
è figlio di un nuovo accordo intervenuto nella Cdl: «Devo dare atto – spiega in
aula Pecorella – che la scelta della Commissione era esattamente nel senso
opposto e cioè di un parere contrario all’emendamento della Lega. Poi c’è
stata una decisione politica all’interno della Cdl, che purtroppo è intervenuta
secondo me tardivamente, ma di cui non abbiamo potuto non prendere atto perchè
una coalizione di maggioranza deve avere, o dovrebbe avere, caratteristiche di
compattezza». Tra i commenti di molti a Montecitorio, l’accordo politico, ovvero
il voto a favore dell’emendamento della Lega è stato il prezzo da pagare al
Carroccio per ottenere il si’ al decreto Urbani (provvedimento sul quale, grazie
all’appoggio della Lega è passato un emendamento dell’opposizione, vedi
articolo a fianco).
La maggioranza, pero’, è un po’ meno compatta di come auspicherebbe Pecorella.
In serata è intervenuto il capogruppo alla Camera dell’Udc, Luca Volontè: «a
nome mio e di tutto il gruppo parlamentare che rappresento, mi battero’
affinchè il provvedimento incivile riguardante il reato di tortura, venga
modificato sin dal riesame in Commissione. Faro’ scudo con il mio corpo
affinchè o si tolga l’emendamento della Lega o la legge non trovi il voto
favorevole dell’intero Parlamento».
Ma il vero scontro si è avvenuto nell’Aula della Camera, con la responsabile
giustizia dei Ds, Ana Finocchiaro che ha lanciato un durissimo j’accuse:
«Dovreste vergognarvi perchè con il voto di oggi mancate di rispetto alle
migliaia di persone che ogni giorno vengono torturate. Vergognatevi per quello
che siete e per quello che fate. Per un accordo politico dentro la Casa delle
Libertà si introduce il diritto di tortura in Italia».
Il deputato verde Paolo Cento, si è scagliato direttamente contro il ministro
della Giustizia: «Voi state con i torturatori. Ma non potevamo aspettarci di
meglio da questi leghisti che esprimono il ministro Castelli, che era a
Bolzaneto e ha coperto le torture del G8 di Genova. Li’ – ha concluso Cento –
stavate dalla parte dei torturatori». Il Guardasigilli ha definito deliranti le
parole di Cento: «si sta trasformando da caso politico in caso clinico, ormai
dà evidenti segni di squilibrio. Il Parlamento è lo specchio del paese e nel
paese ci sono anche gli squilibrati quindi non c’è da stupirsi se anche qualche
parlamentare è squilibrato. Mi domando se c’è la possibilità di applicare il
Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) anche ai parlamentari». La deputata
leghista Carolina Lussana ha spiegato cosi’ il senso della modifica apportata
dall’Aula: «Il nostro emendamento non sconvolge lo spirito della legge, ma
determina meglio cosa si debba intendere per tortura. La minaccia è già
sanzionata, ma perchè diventi tortura serve qualcosa di più e per questo
abbiamo chiesto la reiterazione. Noi non stiamo dalla parte dei torturatori e,
pur condividendo il principio della legge, ma non stiamo neppure dalla parte di
chi vuole criminalizzare le forze dell’ordine rendendo di fatto impossibile
l’esercizio delle loro funzioni». Parole che non hanno convinto la sezione
italiana di Amnesty international, che si domanda polemicamente: «Quante
volte occorrerà torturare prima che si possa parlare di tortura?».

https://www.litis.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *