Civile

Il chirurgo estetico che sbaglia deve risarcire anche i danni, oltre a restituire la parcella (CASSAZIONE CIVILE)

La formula
”soddisfatti o rimborsati”, tipica dei ”contratti commerciali” non si
applica nei confronti di quei pazienti che subiscono interventi di chirurgia
estetica che non danno i risultati voluti. Lo sottolinea la Cassazione,
avvertendo che i maghi del bisturi che sbagliano simili delicati interventi non
possono cavarsela solo restituendo al paziente insoddisfatto il prezzo della
parcella medica, ma devono provvedere a risarcire tutti i danni morali e
patrimoniali causati per loro colpa.

Esprimendo questo
indirizzo la Suprema Corte ha accolto il ricorso di una signora romana,
Giacomina D., contro la sentenza della Corte d’Appello della capitale che le
aveva liquidato solo 1.700 euro per essere stata operata, con un intervento di
riduzione del seno, in modo insoddisfacente.

In sostanza, la
Corte d’Appello aveva stabilito che il chirurgo estetico al quale la signora si
era rivolta – Carmine B. – doveva restituire alla sua paziente solo il prezzo
della parcella intascata, dal momento che la ”mastoplastica riduttivà’ non
aveva sortito gli effetti sperati.

Contro il
verdetto d’appello, la donna ha protestato in Cassazione, facendo presente che
”l’intervento male eseguito aveva non solo lasciato inalterata la
malformazione, per la quale aveva deciso di operarsi, ma aveva cagionato anche
un ulteriore danno estetico rendendo cosi’ necessaria una seconda operazionè’.
In particolare, la donna ha chiesto ai magistrati di legittimità di prendere le
distanze dal verdetto d’appello che aveva ”esteso l’area dei contratti del tipo
‘soddisfatti o rimborsati’ stabilendo che quando il risultato conseguito da un
intervento di chirurgia estetica non era quello voluto”, si poteva condannare
il responsabile alla sola restituzione della parcella medica.
La Suprema Corte ha condiviso il punto di vista della signora Giacomina
giudicando ”fondato” il suo ricorso. In proposito, la Cassazione ha rilevato
che ogni qualvolta sia accertato l’inadempimento del medico, ci deve essere ”il
risarcimento del danno” sia morale che patrimoniale. E nel caso specifico i
giudici hanno detto che il danno ”c’è stato perchè l’intervento non ha dato
il risultato estetico atteso, perchè vi è stato inutile dispendio di denaro e
di tempo, perchè la paziente ha subito inutilmente un grave stress psicofisico
in anestesia generalè’.

Inoltre, i
magistrati di legittimità hanno aggiunto che danno vi è stato anche perchè la
signora Giacomina dovrà ”subire un ulteriore intervento, con inevitabile
stress psicofisico, nel tentativo di veder conseguito, da parte di altro
professionista estetico, quello che il dottor Carmine B. non è stato capace di
farè’. Per queste ragioni, la Suprema Corte ha ordinato alla Corte di Appello
di rivedere il suo verdetto e disapplicare del tutto la formula ”soddisfatti o
rimborsati” per casi come quelli di Giacomina.

Per quanto
riguarda la cifra che questa volta la Corte d’Appello dovrà liquidare alla
sfortunata paziente – che voleva un risarcimento danni di circa 25 mila euro
più le spese – la Cassazione ha avvertito che dovranno essere considerati anche
quelli che ”l’ulteriore operazione chirurgica nella stessa zona potrebbe
provocare a causa delle maggiori difficoltà che il chirurgo dovrà affrontare
per incidere nuovamente i tessuti già alterati dalla precedente operazionè’. E
ancora la liquidazione dovrà comprendere anche le eventuali ”maggiori spesè’
che si rendessero necessarie per il nuovo intervento ed anche i ”maggiori danni
(o pericoli) ai tessuti direttamente interessati (o ad altri) e i maggiori
traumi psicofisici per il pazientè’. Ha sottolineato infatti la Cassazione che
”ogni operazione è un trauma anche psicologico e va tra l’altro valutato se l’inutilità
di un precedente intervento possa aumentare il timore per l’intervento
successivo e quindi il trauma medesimo”.





 

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