AttualitàPrivacy

L’iPhone fa la spia, ma anche Google Android violerebbe la privacy

L’iPhone, il gioiello tecnologico di casa Apple é in grado di registrare ogni movimento compiuto dal suo proprietario – tramite la rete 3G – sin dal lancio del sistema operativo iOS4, poco meno di un anno fa. Il file nemico della privacy viene quindi trasferito sul computer ‘madre’, quello usato per gestire il mirabolante oggetto. A quel punto basta dotarsi di un software facilmente disponibile in rete per visualizzare (con tanto di mappa) tutti gli spostamenti. A scoprire che iPhone – ma anche l’iPad usa la stessa tecnologia – si trasforma in infallibile investigatore privato sono stati Pete Warden e Alasdair Allan, due esperti informatici britannici.

I responsabili della Mela , perà, si sono ben guardati dal mettere in guardia i propri clienti da questo particolarissimo servizio. L’unica traccia viene dal ‘contratto’ d’utilizzo del programma iTunes.
”Apple e i suoi partner e licenziatari – recita un paragrafo incorporato nel testo lungo 16 mila parole – possono raccogliere, utilizzare e condividere dati precisi sul luogo, inclusa la posizione geografica in tempo reale, del computer o dispositivo Apple”. Dati che, stando a quel che dice Cupertino, sarebbero raccolti in forma anonima e servirebbero a ”migliorare l’offerta di servizi e prodotti basati sulla geolocalizzazione”. Pubblicita’ e applicazioni, insomma. Qualunque siano le intenzioni di Apple – ”in questi casi”, ha detto al Guardian Graham Cluley, esperto presso l’azienda di sicurezza telematica Sophos, ”propendo piu’ per l’opzione ‘pasticcio’ che ‘cospirazione”’ – la scoperta di Warden e Allan ha subito mandato in subbuglio fan e detrattori della mela.

Ma non c’è solo Apple a non essere in regola con la normativa sulla privacy. Anche Google, infatti,  con i suoi telefonini Android raccoglie i dati degli utenti e in particolare registra i movimenti del proprietario degli smartphone, per poi trasmetterli regolarmente alla casa madre. Lo scrive niente di meno che il Wall Street Journal, sollevando nuovi quesiti legati alla tutela dei dati personali degli utilizzatori, anche perche’ l’obiettivo perseguito dai due gruppi e’ innanzi tutto commerciale, essendo legato alla pubblicita’ e alle abitudini di consumo degli utenti sorvegliati.

Stiamo assistendo, secondo il quotidiano economico americano, ”ad una gara per costruire gigantesche banche dati in grado di localizzare con precisione dove si trovano le persone, attraverso i loro telefonini. I database in questione potrebbero aiutarli a penetrare il mercato dei servizi locali, di un valore di 2,9 miliardi di dollari, e che potrebbe raggiungere gli 8,3 miliardi nel 2014”. Oltre alla conquista dei mercati locali, la raccolta dati persegue altri obiettivi: come quello di aiutare le compagnie telefoniche a identificare le aree con copertura mediocre, e nel caso di Google, capire come si sta muovendo il traffico nelle aree cittadine o sulle autostrade.

Le questione che questi servizi in decisa crescita pongono sono ovviamente legati alla privacy, e probabilmente il Congresso degli Stati Uniti prima o poi avviera’ un’inchiesta o organizzera’ una serie di audizioni, anche perche’ fino ad oggi le risposte sia di Apple sia di Google sono state piuttosto frammentarie. Che succede se lo smartphone viene rubato? O se finisce in mano ad una moglie gelosa? E se la polizia lo sequestra? Fino ad ora per raccogliere questi tipi di dati occorre il via libera della giustizia.

Sarebbe interessante vedere ora, in Italia, come intende muoversi il Garante della Privacy perchè se così stanno le cose, si profila quantomeno l’opportunità di una indagine conoscitiva, finalizzata ad acquisire elementi utili per la successiva adozione delle necessarie misure correttive ed applivazione delle sanzioni del caso, ove effettivamente venissero riscontrate le anomalie sopra descritte.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *