Attualità

Indultino, pena sospesa per 4mila. Il provvedimento non centra gli sperati obiettivi


Effetti dimezzati per l’indultino. Se l’obiettivo del provvedimento di clemenza
” introdotto, dopo un faticoso cammino parlamentare, lo scorso agosto con la
legge 207/2003 ” era quello di ridurre il sovraffollamento nelle carceri, non
sembra essere stato raggiunto. Almeno leggendo i dati resi noti ieri da Emilio
Di Somma, vicecapo del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria),
alla presentazione della terza rilevazione nazionale sul volontariato in
carcere. «Nelle previsioni ” ha rivelato infatti Di Somma ” l’indultino avrebbe
dovuto far uscire almeno 9mila persone. I detenuti che ne hanno beneficiato,
pero’, negli ultimi 1• mesi sono stati meno della metà, appena 4mila. E mentre
loro uscivano, il loro posto veniva rimpiazzato in fretta. Gli effetti
dell’indultino sono stati già riassorbiti, dato che ogni anno le nuove
detenzioni sono circa 2mila». Un atto di clemenza che alleggerisse la condizione
dei detenuti era stato invocato nel dicembre 2002 dal Papa durante la sua visita
in Parlamento. Sull’opportunità di emanarlo tuttavia si era assistito
nell’estate del 2003 a un confronto duro tra le forze politiche che ha indotto a
limare molto l’ambito di applicazione del provvedimento. In base alla legge
207/2003 sono cosi’ stati ammessi a chiedere la misura ” che comporta di fatto
la sospensione condizionata degli ultimi due anni di pena ” solo i condannati in
via definitiva già detenuti o in attesa di esecuzione alla data del 22 agosto
2003. I condannati devono, pero’, aver scontato almeno la metà della sanzione.


E’ stato, al contrario, escluso dal beneficio chi risulta essere stato
condannato per reati gravi (mafia, terrorismo, omicidio), chi sia già
destinatario di una misura alternativa alla reclusione, chi sia stato dichiarato
delinquente abituale, professionale o per tendenza e, infine, chi sia sottoposto
alla sorveglianza speciale in carcere. La popolazione carceraria secondo Di
Somma ha raggiunto 56.500 persone (almeno il 30% sono extracomunitarie e il 20%
tossicodipendenti), a fronte di una capienza massima negli istituti di 42mila
posti. «Il sovraffollamento ” ha commentato Di Somma ” è un problema che si
risolve non tanto con la costruzione di nuove carceri, quanto con una più
marcata depenalizzazione e con una maggiore attività esterna al carcere, che
consenta a quest’ultimo di diventare un luogo residuale della pena. Non
dimentichiamo poi che buona parte dei detenuti è composta da persone in attesa
di giudizio». Per quanto riguarda gli educatori professionali che operano in
carcere, infine, Di Somma ha lasciato trapelare buone prospettive: «L’organico
ne prevede 1.500, ma fino ad ora lavorano solo 570. Quest’anno pero’, con lo
sblocco della trattativa sul contratto di lavoro, dovrebbero arrivare altri 500
lavoratori».

MARCO
BELLINAZZO

Fonte: www.ilsole24ore.it


 

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