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Lo Stato non paga gli avvocati che difendono i deboli: intervento OUA

Un’azione giudiziaria collettiva contro i ritardi del pagamento delle prestazioni professionali per fratuito patrocinio ai non abbienti è stata annunciata dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura, che alcuni giorni fa ha denunciato la “grave disfunzione del nostro sistema giudiziario nei confronti del diritto di difesa dei cittadini con difficoltà economiche che ricorrono al gratuito patrocinio e alla difesa di ufficio e al mancato pagamento da parte dello Stato dei compensi dovuti agli avvocati (i più giovani) che prestano questa attività”.

Attualmente la situazione è grave nei distretti delle procure di diverse città, come a Bologna, ma una situazione analoga si era prodotta già l’anno scorso e aveva visto il forte intervento sul Ministero di Giustizia dello stesso organismo unitario di rappresentanza politica dell’avvocatura. Il presidente dell’Oua, Maurizio de Tilla, ha definito “semplicemente scandaloso che giovani avvocati che prestano la propria attività a difesa dei meno abbienti o come difensori di uffici siano remunerati dallo Stato con ritardi anche di anni, costringendoli a contrarre mutui onerosi o a cedere (ove possibile) i loro crediti che vengono così sensibilmente decurtati”.

Per l’Oua il comportamento dello Stato è in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana che, attraverso il combinato disposto degli artt. 2, 3 e 24, impone allo Stato l’obbligo di garantire il diritto di difesa a tutti gli individui in ogni stato e grado del procedimento a prescindere dalle loro condizioni economiche. In particolare, l’art. 24, co. 3, Cost., afferma che sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione.

Tutto ciò incide fortemente anche nel processo penale dove gli artt. 97 e 98 c.p.p. disciplinano gli istituti della nomina del difensore d’ufficio (a chi ne sia rimasto privo, ovvero non ne abbia nominato uno di fiducia) e del gratuito patrocinio, al fine di garantire la necessaria difesa tecnica all’imputato.

“Con gli ingiustificati ritardi e talvolta con i dinieghi – spiega il presidente Oua – viene palesemente violato il sistema volto a garantire a tutti gli individui un eguale diritto di difesa. Le liquidazioni relative alle difese di ufficio e ai gratuiti patrocini risultano gravemente insufficienti ed insoddisfacenti: sia per quanto attiene la tempistica dell’effettivo saldo (anche anni); sia in riferimento ai numerosi decreti di liquidazione mai saldati per mancanza di fondi; sia in relazione alle irrisorie somme liquidate dai magistrati nei decreti medesimi ben al di sotto dei minimi tariffari ed inspiegabilmente decurtate di voci per attività effettivamente prestata.

Alcuni magistrati richiedono, inoltre, procedure ulteriori rispetto a quelle stabilite, con ciò aumentando l’attività necessaria ed allungando sensibilmente i tempi per ottenere l’emissione del semplice decreto di liquidazione e, di conseguenza, scoraggiando sempre più i difensori dall’intraprendere simili recuperi del credito”. “Con questo reiterato comportamento dello Stato (e in parte dell’autorità giudiziaria) – conclude de Tilla – si produce l’effetto negativo di vanificare la prescrizione di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge ed il riconoscimento di un eguale diritto di difesa, nonché si svilisce in maniera inaccettabile la professione forense.

Numerosi avvocati di ogni parte d’Italia hanno formulato una decisa denuncia. Si segnala in particolar modo quella degli avvocati bolognesi e il pronto intervento del Consiglio dell’Ordine di Bologna. La situazione è insostenibile. L’O.U.A. ha scritto al Ministro della Giustizia e al Ministro dell’Economia perché siano effettuati immediatamente i pagamenti dovuti. Il ritardo non può protrarsi per oltre quattro mesi”.

De Tilla ha annunciato anche un’iniziativa giudiziaria collettiva.

Fonte: Oua

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