Arte & Cultura

FERRANTE PALLAVICINO, UN LIBERTINO DEL SEICENTO

di Pancrazio Caponetto – “ Una delle figure più singolari della irreligioneria del Seicento “, così lo storico Giorgio Spini ha definito Ferrante Pallavicino, il libertino, il fustigatore del potere politico e della ragion di Stato, colui che denunciò con forza la corruzione e il nepotismo di papa Urbano VIII Barberini,
Ferrante Pallavicino era nato a Parma nel marzo del 1615. Dopo la morte del padre ( 1628 ), Ferrante è destinato alla vita religiosa ed entra ( 1631 ) nel Monastero di Santa Maria della Passione dei canonici lateranensi a Milano, dove prenderà i voti ( 1632 ) col nome di Padre Marcantonio. Nei due anni di noviziato maturò la passione per la filosofia e la teologia. Trascorso questo periodo, i superiori lo inviarono a San Giovanni in Verdara nei pressi di Padova. Nella città veneta Pallavicino entrò in contatto con i più vivaci fermenti culturali del tempo: le ricerche scientifiche di Galilei e l’aristotelismo del filosofo Cesare Cremonini.
Nel 1635 pubblicò a Padova la sua prima opera: Il Sole ne’ pianeti. Cioè le grandezze della Serenissima Republica di Venetia, un panegirico che fu premiato , dal Senato Veneto, con una collana d’oro. L’opera gli guadagnò anche l’attenzione di Giovan Francesco Loredano, un mecenate allievo di Cremonini che lo accolse nell’ Accademia degli Incogniti.

Entrato nel Convento di Santa Maria della Carità a Venezia, Pallavicino continuò i suoi studi addottorandosi neanche ventitreenne.
Nel 1636 pubblicò Taliclea un romanzo che gli procurò fama e successo. All’opera seguiranno altri titoli, quattro furono scritti su aneddoti tratti dalle sacre scritture: Susanna ( 1636 ), Giuseppe ( 1637 ), Sansone e Bersabee ( 1638 ); altri ( Pudicitia schernita, Due Agrippine, L’ambasciatore invidiato; Principe hermafrodito ) scritti tra il 1638 e il 1640, sono romanzi storico – eroici, centrati sul tema del potere politico e della ragion di Stato. Soprattutto nel Principe hermafrodito, la storia della figlia del Re Arlindo che si finge un uomo davanti ai suoi sudditi, compare la tesi che “ Chi non sa mentire non sa regnare. “
Come ha scritto Armando Marchi: “ Il contributo di Pallavicino alla storia del romanzo secentesco è minimo, se non per quello che potrebbe riguardare un’indagine di tipo sociologico sul gusto del lettore dell’epoca. …Sulla scia della tradizione, Pallavicino non si mostra all’altezza del compito, e i suoi romanzi — privi di mordente — non pagano… “.

Nel maggio del 1639, l’opera di Pallavicino Pudicitia schernita venne messa all’Indice dei libri proibiti. Era l’inizio di un lungo calvario destinato a compiersi con la morte del libertino parmense. Era accaduto che, nel testo, Pallavicino aveva denunciato la corruzione del clero e della Compagnia di Gesù, scatenando la reazione del Nunzio apostolico a Venezia Decio Francesco Vitelli che da allora in poi sarà il più accanito persecutore di Ferrante.
Nel 1640 egli partì per la Germania, devastata dalla guerra dei Trent’anni, al seguito di Ottavio Piccolomini, duca d’Amalfi. L’esperienza lo segnò profondamente essendo stato testimone delle atrocità di quella guerra combattuta per motivi religiosi.

Tornato a Venezia compose, nel 1641, un nuovo libello,Il corriero svaligiato, accomunando Chiesa e Spagna in un atto d’accusa per le disastrose condizioni dell’Italia.
L’opera si fonda su un espediente narrativo: quattro uomini di corte sono riuniti a leggere e commentare alcune lettere rubate ad un corriere per ordine del loro principe. Grandi protagonisti del Corriero sono la Spagna e il papa Urbano VIII Barberini. Pallavicino denunciò con forza la corruzione e il nepotismo di quel papato, un papato che processò Galilei e Campanella, dichiarò la guerra di Castro contro la famiglia Farnese, accumulò immense ricchezze grazie alle rendite dei parenti.
La polemica contro il Barberini si sviluppò anche in altri libelli la Baccinata, il Dialogo molto curioso e il Divortio celeste dai quali emerge l’idea del papato sostenuta da Pallavicino: un papato limitato nel suo potere dal concilio e da altri organi di controllo.

Non sfugge, poi, a Pallavicino che la fisionomia del papato Barberini era dovuta all’enorme influenza goduta in Italia dalla Spagna e, soprattutto, dalla più potente congregazione religiosa dell’età della Controriforma: la Compagnia di Gesù.
Il Corriero capitò tra le mani del Nunzio Vitelli, già censore di Pallavicino. Egli la definì un’opera “ che non può essere scritta con maggiore temerità et ardire…Non la perdona né al Papa, né alla religione, né a spagnoli…”. Pertanto il Nunzio si rivolse ai magistrati civili per procedere contro l’autore. Nonostante le indicazioni tipografiche false e lo pseudonimo usato da Pallavicino ( Ginifacio Spironcini ), Vitelli riuscì a risalire al suo nome ottenendone l’arresto. Tuttavia Pallavicino, all’epoca segretario di quel personaggio influente che era Gianfrancesco Loredano, sfuggì al processo.

Abbandonato l’abito religioso Ferrante, temendo ulteriori interventi del Nunzio Vitelli si rifugiò nelle case degli amici Loredano e Venier. Qui conobbe Charles de Bréche, un francese figlio di un libraio che viveva a Venezia col falso nome di Charles de Morfì. Questi lo convinse a recarsi in Francia facendogli credere che il Cardinale Richelieu volesse i suoi servizi come storico personale. Dopo aver viaggiato tra Ginevra, Grenoble e Oranges, i due giunsero a pochi chilometri da Avignone, città sotto giurisdizione papale. Qui Ferrante fu arrestato e incarcerato. Dopo un processo sommario fu costretto, sotto tortura, a rendere piena confessione e venne giudicato colpevole di “ lesa maestà umana e divina “. Il 5 marzo1644 venne decapitato.
La sua morte non spense il ricordo della sua vita e del suo pensiero. Le sue opere si diffusero in tutt’ Europa. “ I pamphlet di Pallavicino – ha scritto Armando Marchi – saranno tradotti, e con grande successo, nei paesi riformati per tutto il Seicento ; il mito del pallavicinismo sarà soprattutto europeo, non italiano. La sua dissidenza è sfruttata oltralpe per quello che riguarda le accuse alla gestione papale del potere temporale, la condanna delle degenerazioni controriformiste. “
La fama di Pallavicino nei paesi riformati è dovuta alla matrice evangelica dei suoi testi. Soprattutto i tre libelli antibarberiniani Baccinata, Dialogo e Divortio impostano l’atto d’accusa antipapale sul supporto testuale e testimoniale delle citazioni evangeliche.

Una fama, dunque, europea e un posto singolare nella cultura italiana. Ha scritto ancora Marchi : …” Pallavicino pare essere l’unico rappresentante di una figura assente, da sempre, dal panorama della letteratura italiana: il libertino. E il suo è, …. un libertinismo particolare: una contestazione non savonaroliana o ereticale — come hanno sostenuto letture superficiali —, né libertina in senso stretto, ma integralista perché giocata sul doppio piano dello smascheramento dell’impostura etico-religiosa e dell’impostura politica. (Gli accenti, dunque, sono più «protoilluministici», se vogliamo, che libertini) “.
In Pallavicino convivono, dunque, la critica religiosa e quella politica. Ma la seconda, e in ciò consiste la sua novità rispetto al “libertinismo “ secentesco, non giunge mai alla giustificazione dell’assolutismo e a concepire la religione come instrumentum regni come accadeva in libertini come Cyrano, Naudè, Bayle o negli aristotelici padovani. Per questo egli anticipa la critica libertina integralista del Settecentoo francese, quando la nuova filosofia e le nuove scoperte approderanno alla distinzione tra Ragione e Ragion di Stato, fede e conoscenza coniugando critica religiosa e critica politica. Pallavicino, pertanto, appare come “l’unico eterodosso organico del Seicento italiano “, “ non a caso l’unico libertino che lascia la testa sul patibolo. “ Il suo libertinismo “ è l’unico libertinismo non conservatore, non mistificante, di tutto il Seicento . “ ( Armando Marchi )

Sul sito https://www.liberliber.it/ si può leggere l’opera di Ferrante Pallavicino Il Corriero svaligiato, preceduta da una densa introduzione di Armando Marchi


Tutti gli articoli del Prof. Pancrazio Caponetto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *