Attualità

Sulle tariffe forensi esame-bis alla Ue. Alla Corte di giustizia le «voci» per la consulenza


Le tariffe legali tornano al vaglio
della Corte di giustizia europea. Il Tribunale di Roma, con ordinanza depositata
il 7 aprile 2004, ha sollevato una questione pregiudiziale sulla conformità
degli onorari relativi alla consulenza legale rispetto agli articoli 10 e 81 del
Trattato Ue. I giudici europei sono stati chiamati a pronunciarsi sulla
legittimità della legge nazionale che stabilisce che anche una prestazione
professionale non riservata, come la consulenza legale, sia sottoposta a un
regime tariffario, che prevede minimi e massimi vincolanti. Secondo il Tribunale
di Roma, l’ordinamento interno potrebbe non rispondere ai criteri che, alla luce
della giurisprudenza comunitaria, presiedono alla compatibilità con gli
articoli 10 e 81 del Trattato. All’origine della questione c’è l’opposizione a
una ingiunzione di pagamento per attività stragiudiziale ottenuta da un
avvocato, sulla base di un parere dell’Ordine in applicazione delle relative
tariffe. La decisione che la Corte è chiamata ad assumere richiede pertanto la
valutazione della obbligatorietà di tali tariffe e, quindi, della loro
conformità al diritto europeo. Quest’ultimo, per giurisprudenza costante,
considera legittima una normativa che rafforzi un’intesa a condizione che:
l’amministrazione eserciti un controllo reale sul contenuto dell’intesa; la
misura persegua un interesse generale e sia proporzionata rispetto allo scopo
perseguito. I giudici italiani dubitano che l’esistenza di una tariffa
obbligatoria per le prestazioni di consulenza stragiudiziale risponda a tali
criteri. Cio’ in quanto la consulenza stragiudiziale, nel nostro ordinamento,
puo’ essere esercitata da chiunque, per cui non sembrano sussistere quelle
esigenze imperative di interesse generale che giustificano l’adozione per i soli
avvocati di una tariffa inderogabile idonea a restringere la libera concorrenza.
L’ordinanza evidenzia come la scelta del legislatore italiano di attribuire
carattere riservato all’attività di rappresentanza e difesa in giudizio implica
una valutazione intorno alla rilevanza generale degli interessi sui quali tale
attività incide. Rilevanza che deve, invece, essere esclusa per la consulenza
poichè la stessa puo’ essere liberamente svolta sul mercato. E’ sulla base di
tale considerazione che il Tribunale di Roma ha ritenuto necessario investire,
nuovamente, la Corte di giustizia europea della questione pregiudiziale di
legittimità delle tariffe forensi. L’eccezione sollevata, infatti, non sarebbe
stata esaminata dai giudici comunitari nella sentenza Arduino, quando è stata
dichiarata la legittimità del tariffario degli avvocati. In quel caso,
sottolinea il Tribunale di Roma, la Corte di giustizia ha sostenuto che
l’approvazione da parte del ministero della Giustizia, corredata dal parere del
Consiglio di Stato e del Cipe, della proposta elaborata dal Consiglio nazionale
forense fosse sufficiente a escludere la natura di intesa delle tariffe forensi.
La Corte non sarebbe, pero’, entrata nel merito delle prestazioni oggetto della
tariffa, la cui sottrazione al libero mercato deve essere giustificata e
proporzionale alla attuazione dell’interesse generale che le prestazioni
sottendono. La legittimità del procedimento amministrativo per l’emanazione
delle tariffe non implica la legittimità del suo contenuto, poichè la
tariffazione delle singole prestazioni deve rispondere ai criteri oggettivi
connessi all’interesse generale sul quale le prestazioni medesime incidono. Il
che non si verificherebbe per la consulenza legale, la cui natura di attività
liberamente esercitatile sul mercato porta a dubitare che la stessa realizzi
interessi di ordine generale e, conseguentemente, che sussistano motivi di
interesse generale che giustifichino l’adozione di una tariffa vincolante. Di
qui il dubbio che una tariffazione, come quella italiana, che preveda minimi e
massimi inderogabili per prestazioni che possono essere acquisite sul mercato
possa integrare una violazione della normativa comunitaria e, in particolare,
delle regole della concorrenza.

 


Giacinto Carandini
 

Fonte:
Il Sole 24 Ore


 

https://www.litis.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *