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E’ reato enfatizzare i ‘difettì fisici delle signore. Per il viso allungato veniva apostrofata ‘faccia da cavallò

E’ reato enfatizzare,
anche solo a parole, i ‘difetti’ fisici delle signore. A scendere in campo a
tutela del gentil sesso è la Corte di Cassazione, stabilendo che accentuare
verbalmente le imperfezioni fisiche delle signore costituisce una ”offesà’
tale per la donna che la riceve, che il torto subito puo’ essere riscattato
solo con una condanna per ingiuria.

Per avere apostrofato Giovanna R., signora pugliese, dandole della ‘faccia da
cavallo’ a causa del viso allungato che si ritrovava, una sessantenne di
Foggia, Maria D., dovrà cosi’ sborsare oltre mille euro in favore della
signora offesa tra risarcimento danni e pagamento delle spese processuali da
lei sostenute dopo la denuncia. Per la Suprema Corte, infatti, l’accentuare
anche solo a parole le caratteristiche fisiche marcate di una donna è reato di
ingiuria ”posto che l’espressione usata, rivolta ad una signora con
enfatizzazione caricaturale delle caratteristiche, ha contesto di offesa e di
dileggio”.

In seguito a una lite tutta al femminile, Maria D. si era rivolta alla signora
Giovanna apostrofandola appunto con l’espressione ‘faccia da cavallo’. La
questione era finita davanti al Giudice di pace di Foggia che, nel giugno 2004,
aveva condannato Maria a 400 euro di multa. Troppo poche secondo Giovanna, che
sentendosi offesa dall’enfatizzazione delle proprie caratteristiche fisiche si è
rivolta ai magistrati di piazza Cavour per chiedere più soldi di risarcimento.

Agli ‘Ermellini’ si è rivolta anche Maria, ritenendo eccessiva la punizione
inflittale. Risultato: il ricorso di Giovanna, costituitasi parte civile, è
stato accolto e il risarcimento per l’offesa subita è stato alzato a 600 euro
(cui si aggiungono altre 500 euro per le spese processuali da lei sostenute);
peggior sorte è invece toccata a Maria, che si è vista rigettare il ricorso.

‘La sentenza – scrive la Quinta sezione penale nella pronuncia 38079 – ha reso
esauriente e corretta spiegazione della ritenuta sussistenza degli estremi del
reato ih contestazione posto che l’espressione usata e – rimarca ancora la
Cassazione – considerato che è rivolta a una signora, con enfatizzazione
caricaturale delle caratteristiche del volto, ha contenuto di offesa e
dileggio”. Da qui la condanna definitiva per il reato di ingiuria.

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