Attualità

Quirinale, i 1010 elettori del Presidente

Quest’anno sono 1.010
e il loro compito è quello di eleggere il presidente della Repubblica. Sono i
cosiddetti ‘grandi elettori’, ossia i 630
deputati, i 315 senatori più i 7
a vita e i 58 delegati delle regioni.

Per eleggere il successore di Carlo Azeglio Ciampi servono almeno 674
voti
entro i primi tre scrutini. Nel caso il risultato non
venga raggiunto, dalla quarta assemblea in poi si puo’ eleggere il nuovo
inquilino del Quirinale anche solo per maggioranza assoluta, cioè con almeno
506 schede concordanti.

I delegati sono eletti dalle regioni in numero di tre per ognuna, due per la
maggioranza e uno per l’opposizione. Solo la Valle d’Aosta ha in aula un unico
rappresentante.

L‘assemblea congiunta di
Camera e Senato
si tiene
nella sede della Camera a Montecitorio, che per l’occasione viene ampliata cosi’
da consentire a tutti gli elettori di prendere posto. Davanti alle urne sfilano
in ordine alfabetico prima i senatori, seguiti dai deputati e dai delegati
delle regioni. Ma non tutto il cerimoniale è immutabile rispetto delle
tradizioni. Dal 1992, anno in cui a ricoprire la prima carica dello Stato fu
nominato Oscar Luigi Scalfaro, si sono infatti introdotte delle cabine ad arco
rimovibili, sistemate a cavallo dei banchi prospicienti la presidenza e coperte
da una tenda.

L’elettore viene chiamato ad alta voce a votare al centro dell’aula e, una
volta in cabina, scriverà con la matita copiativa il nome del candidato sulla
scheda consegnatagli dal commesso. Sotto gli occhi di un segretario la
depositerà poi nell’urna posta all’uscita della cabina stessa. Il raccoglitore
delle schede, detto ‘l’insalatierà è di vimini e foderato
di raso verde.

Dopo le operazioni di voto, si passa agli spogli,
operazione durante la quale
il contenuto di ogni scheda viene letto ad alta voce
all’assemblea. Per essere inserito nella ‘classificà delle preferenze, un
candidato deve raccogliere almeno due voti. I voti singoli, vengono infatti
considerati dispersi. Come segnalare infine l’avvenuta elezione? Se c’è chi
viene annunciato al mondo con una fumata bianca, per salutare il nuovo
inquilino del Quirinale si suona la campana maggiore della torre dell’orologio
di Montecitorio.

Ma l’elezione del capo dello Stato non sempre è stata rapida e indolore.
Narrano infatti le cronache che se per conoscere il nome di Sandro Pertini, nel
1978, furono necessari nove giorni e sedici votazioni, Giuseppe Saragat, nel
1964 aspetto’ dodici giorni e ben 21 scrutini. Niente pero’ in confronto alla
travagliata elezione di Giovanni Leone, nel 1971, eletto al ventitreesimo
scrutinio dopo uno scontro fra il candidato della Dc Fanfani e quello della
sinistra De Martino. Più facili invece le cose per Francesco Cossiga, eletto
nel 1985 al primo turno con 752 voti e per Carlo Azeglio Ciampi, anch’egli nel
1999 eletto al primo tentativo, con 707 preferenze

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